Debito emergente, l’impatto dei criteri ESG

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Con la crescita dell’interesse per la finanza sostenibile, negli ultimi anni l’integrazione dei criteri ESG nella valutazione e selezione dei titoli viene sempre più valutata positivamente dagli investitori, specialmente in Europa. Numerosi studi accademici hanno dimostrato che l’integrazione dei fattori ambientali, sociali e di governo societario nell’analisi degli investimenti consente di migliorare le performance di lungo periodo e offre agli investitori l’opportunità di costruire portafogli sostenibili anche in termini di controllo del rischio, non solo finanziario ma anche reputazionale.

Nonostante la relazione positiva tra i criteri ESG e la performance finanziaria tende ad essere più forte nell’obbligazionario rispetto all’equity e nei mercati emergenti rispetto ai mercati sviluppati, l’applicazione dei criteri ESG nella gestione dei portafogli che investono nel debito emergente è ancora marginale. Secondo Theo Holland, investment manager del fixed income team di Kames Capital e co-gestore del fondo Kames Emerging Market Bond Opportunities, l’integrazione delle tematiche ESG al debito emergente appare impossibile, data la complessità delle economie emergenti e il ruolo importante che le risorse naturali giocano per molte di esse. “Tuttavia, tali fattori non dovrebbero essere esclusi come driver di rendimento, anzi dovrebbero essere un elemento chiave nella valutazione. La natura stessa dei mercati emergenti, infatti, è tale che i fattori ambientale, sociale e di governance possono avere un impatto molto significativo”.

La governance è l’elemento più rilevante nel trittico ESG in quanto il sistema legislativo è molto meno testato nelle regioni emergenti rispetto al mondo sviluppato. A questo proposito, spiega il gestore, a dimostrarlo Senegal e Costa D’Avorio, due Paesi che totalizzano un buon punteggio nel rinomato Ibrahim Index of African Governance, strumento che misura e monitora la performance della governance di Stati africani. Entrambi i Paesi sono membri del WAEMU, ovvero la West African Economic and Monetary Union, con la sua forte attenzione a temi come cooperazione e stabilità e il suo stretto legame con la Francia. Questi elementi sono importanti indicatori della solidità della governance e fattori critici nel determinare lo stato di salute del credito. Inoltre, “nonostante ci siano alcune emittenti, sia finanziarie non statali che società private, di elevata qualità, siamo molto scettici sul mercato russo, nel quale non abbiamo al momento alcuna posizione. E’ complesso avere visibilità sull’istinto centralizzatore del governo di Mosca, così come sulle sue controverse scelte di politica estera che hanno impattato l’economia del Paese sotto forma di sanzioni”, dice Holland.

L’elevata esposizione del debito emergente alle materie prime, come petrolio e gas, metalli o prodotti agricoli, inoltre, richiede attenzione. “Coloro che investono in titoli collegati al mercato oil&gas nigeriano, ad esempio, dovrebbero essere consapevoli di quella che è stata la contrastata storia del coinvolgimento di capitali esteri nel settore energetico del Paese. Che si parli di impatto ambientale, di record nell’impiego di forza lavoro locale o delle imperfezioni nei contratti di lavoro, questo stato mostra numerose sfide ambientali e sociali che, dal nostro punto di vista, alzano l’asticella del rischio connesso all’investimento”, afferma il fund manager.

Infine, precisa Holland, un occhio di riguardo ai temi ESG permette di individuare le regioni che stanno tentando di evolvere il proprio modus operandi, migliorando così il proprio outlook di investimento. Tra i Paesi della regione emergente, l’esperto sofferma l’attenzione sull’Arabia Saudita, che grazie al nuovo principe sono state adottate misure che alleggeriscono le restrizioni che gravano sulla popolazione più giovane, inclusa una minore segregazione raziale e maggiori investimenti nell’industria dell’intrattenimento. “Non ci sono dubbi che il Paese debba ancora affrontare molteplici sfide, ma i passi che sta muovendo sono indubbiamente importanti per l’investment case dell’Arabia Saudita”, conclude.