Debito emergente: fondamentali solidi e valutazioni interessanti

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Francisco Anzola, Flickr, creative commons

Il debito emergente è una delle asset class che nel corso del 2018 ha subito maggiori pressioni legate alla combinazioni di diversi fattori. Fermo restando la crisi in Turchia e Russia, il consolidamento del tasso di crescita economica mondiale, il rafforzamento del dollaro, la normalizzazione delle politiche monetarie e la crescente incertezza derivante dalle tensioni commerciali mondiali, hanno sicuramente giocato un ruolo determinante per il crollo delle obbligazioni ad alto rendimento. E’ possibile trovare ancora delle opportunità interessanti o l’allarme è già scattato?

Enzo Puntillo, responsabile obbligazionario per i mercati emergenti di GAM Investments sostiene che “la crescita globale continua il suo corso, ma quest’anno il momentum è calato. L’osservazione più significativa è la separazione avvenuta tra USA e il resto del mondo, che appare evidente in una serie di indicatori quali l’indice PMI e le sorprese di crescita economica. Confrontando le due linee è evidente la direzione differente dell’economia USA, che sta continuando a rafforzarsi avvicinandosi al periodo delle elezioni di mid term. L’universo emergente ha fatto grandi progressi negli sforzi per ribilanciare la bilancia estera. Questo significa che l’asset class dovrebbe essere molto meno vulnerabile ai cambiamenti nei flussi di capitale rispetto al passato. Il contesto fondamentale del debito emergente rimane quindi pressoché invariato, ma l’high yield sovrano è stato interessato da un sell-off, raggiungendo un differenziale tra l’high yield e l’investment grade emergente che non si registrava da anni, in linea con il crollo dei prezzi degli equivalenti turchi e argentini, nonostante questi due Paesi stiano attraversando delle difficoltà di natura specifica più che sistemica”.

“I rendimenti alla scadenza dei titoli in valuta forte hanno raggiunto il 7%, tra i valori più alti della media storica. In termini relativi, il tutto è ancora più interessante dato che i rendimenti USA rimangono minimi (per quanto in lenta crescita rispetto alla base) e il sell-off che ha interessato gli emergenti ha portato lo spread dei rendimenti reali tra le due regioni ai massimi degli ultimi decenni. Nell’ambito del debito in valuta locale anche i rendimenti reali sono cresciuti e i differenziali hanno ora superato il 3%. Nonostante si stia assistendo ad una desincronizzazione della crescita e a una consistente incertezza legata ai dazi, i fondamentali degli Emergenti (con alcune isolate eccezioni) rimangono solidi, mentre le valutazioni sono interessanti. È in un contesto di questo tipo che cerchiamo di sfruttare al meglio una possibile inversione e quindi una risalita dei prezzi dei titoli”, conclude l’esperto.

Anche Pieter Jansen, senior multi-asset strategist di NN Investment Partners ritiene che ci siano ancora buone opportunità all’interno di questa asset class. “Per quanto caratterizzata da uno slancio moderato, la crescita economica si attesta su livelli positivi e il rischio default continua ad essere basso. In questo contesto, le attuali valutazioni dei mercati dei prodotti a spread obbligazionari si confermano interessanti, soprattutto nell’ambito del debito emergente. Quest'anno il comportamento degli investitori è stato uno dei principali fattori di volatilità sul mercato per i prodotti obbligazionari a spread e il sentiment è ancora negativo. Siamo convinti, tuttavia, che il momento propizio si presenta proprio quando le opinioni sul mercato sono divergenti e i mercati più irrequieti”.

“Valutazioni interessanti e un atteggiamento caratterizzato dall’avversione al rischio da parte degli investitori creano le condizioni per possibili evoluzioni positive di questa asset class. Ad esempio, un eventuale flusso di buone notizie circa i negoziati commerciali fra USA e Cina potrebbe generare opportunità interessanti nel medio termine. Infatti, data la forte avversione al rischio del mercato, anche la stessa mancanza di nuove notizie negative potrebbe avere un effetto positivo per i mercati”, conclude.