Davide Serra pensa a un fondo per le PMI

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Bloomberg

Il fondatore e ceo di Algebris, Davide Serra, ha fatto sapere durante le giornate del Salone del Risparmio di valutare la possibilità di dar vita nei prossimi mesi a un fondo per investire capitali esteri nelle piccole e medie imprese italiane. "Abbiamo già investito in sofferenze bancarie. Nei prossimi 6-12 mesi cercheremo di farlo anche nelle piccole aziende italiane che qui non trovano capitali”. E il manager ha precisato, ricordando i vincoli patrimoniali imposti dalla normativa a banche e assicurazioni: “mi piacerebbe trovare capitali all’estero da investire nelle PMI italiane, ci sono opportunità perché mancano i capitali”. Dall’inizio del 2014 Algebris ha progressivamente incrementato la posizione azionaria sull’Italia, focalizzandosi in particolare sul comparto finanziario. “Oggi il 30% del portafoglio è concentrato in Europa e la metà di questa posizione è sull’Italia”, ha spiegato Serra. Il finanziere inoltre ha dichiarato che “la manovra di quantitative easing di Draghi avrà un effetto più potente di quello che ha avuto negli Stati Uniti, in Gran Bretagna o in Giappone”.

Serra intanto ha da poco siglato una partnership con Mediolanum, la banca guidata da Ennio Doris. Serra, che si è confrontato con Doris durante un convegno tenutosi il primo giorno del Salone del Risparmio all’Università Bocconi di Milano dal titolo “Investire ai tempi del QE”, gestisce un nuovo fondo per i clienti del gruppo di Doris, il “Financial Income Strategy”, che arricchisce l’offerta dei Mediolanum best brands. Spiega: “se la BCE dovesse allargare il suo programma di acquisto anche ad altri titoli oltre a quelli di Stato darà un sostegno diretto all’economia reale mentre invece a oggi è indiretto dato che passa attraverso le banche”. Inoltre, in regime di tassi a breve negativi come quelli europei, “c’è un forte stimolo per far ripartire il rischio in Europa. Si spera quindi che questo finisca per avere un impatto positivo sull’economia reale dato che investire in titoli di stato, diversamente dal passato, oggi non rende più”. Continua Doris: “Il QE in Italia è partito dopo il cambiamento di politica dell’Opec. Il calo del prezzo del petrolio porta con sè bassa inflazione e bassi tassi di interesse e questo ha ampliato l’effetto Draghi nel senso che un contesto del genere sarà un sostegno all’economia reale”.

Dove investire quindi? “Ci focalizziamo sui bancari globali (banche, assicurazioni, sgr, ndr). Dal 2007 è cambiato il mondo e l’industria finanziaria ha cinque volte più capitali di prima. Investire nel credito è intelligente dato che le banche che passano gli stress test sono molto solide e sicure”, precisa Serra. Il riferimento va ai titoli ibridi e perpetui che rendono un 5-6%. E qui Serra si riferisce al debito bancario subordinato di UniCredit, Intesa. Conclude il finanziere: “il nostro portafoglio è investito per un 25% in USA, un 25% in UK, un 40% in Nord Europa, e un 20% tra Italia e Spagna. Sull’Italia siamo esposti sulle azioni di Unicredit, Intesa, Mediolanum e Unipol. Non siamo positivi sui mercati emergenti: si sono trovati col calo del prezzo delle commodity, hanno allocato male le risorse e le loro valute, comprate a man bassa quando si cercava l’extra rendimento, sono scese". E l’azionario? “Ci piace molto ma dipende dalla propensione al rischio”. E sulla dinamica dei tassi afferma Doris: “risaliranno ma non torneranno alti come nel passato per la dinamica dell’energia che tenderà a costare molto meno rispetto al passato. Oggi bisogna investire sull’economia reale, trovare strumenti che limitino il rischio e diversificare il più possibile”.