Cos'è successo in India quest'estate

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carlos, Flickr, Creative Commons

A due mesi di distanza dalle dimissioni del governatore della Reserve Bank of India (Rbi), Raghuram Raja, è stata resa nota l’identità del suo successore, Urjit Patel, fino a oggi vicegovernatore. Secondo Leong Lin Jing, gestore fixed-income asiatico di Aberdeen, “di fronte a un segnale di continuità politica chiaro come questo, il mercato dovrebbe sentirsi più tranquillo”. L’esperta esclude cambiamenti nella politica dei tassi di interesse nei prossimi sei mesi e prevede che “Patel sarà duro con l’inflazione il che farà bene al mercato obbligazionario e apporterà benefici economici nel lungo periodo”.

Il nuovo governatore vanta un ampio curriculum che conferma il suo impegno con la stabilità dei prezzi. In passato, infatti, aveva presieduto il comitato preposto alle decisioni sui tassi d’interesse tra i cui obiettivi vi era quello di un’inflazione flessibile, fissata al 4% con una deviazione del +/- 2%.

Il gestore prevede anche “una migliore comunicazione tra la RBI e il Governo”, dato che Patel è membro di una nuova commissione di Governo che cerca di adottare un obiettivo di deficit fiscale all’interno di un range. “Sarebbe una piccola novità per la politica di cambiamenti della RBI che mira a un tasso di cambio effettivo reale”, aggiunge Ling Jing.

Il nuovo governatore ha anche fornito consulenza per lo sviluppo del mercato delle divise. Questo spiega il loro recente rafforzamento “di fronte alle previsioni che il nuovo governatore avrebbe favorito una politica sui tassi di interesse più cauta”. L’esperta segnala che “potrebbe prodursi una vendita di massa se queste previsioni dovessero sfumare, situazione che si vedrebbe aggravata da un aumento dell’indice dei prezzi al consumo (IPC) motivato da prezzi degli alimenti più elevati”.

La manager di Aberdeen sostiene che “la nomina di Patel è una conferma dell’impegno del primo ministro indiano, Narendra Modi, verso le riforme. Con le importanti elezioni generali che si terranno il prossimo anno, ha resistito alla tentazione di nominare un governatore che potesse soffermarsi sulla crescita nel breve periodo a scapito dello sviluppo nel lungo termine”.

Anche Matteo Germano, head of Global Investment Solutions di Pioneer Investments, si sofferma sul fatto che l’avvicinarsi delle elezioni sta iniziando a farsi notare. Lo provano il recente riassetto del Consiglio dei Ministri attuato da Modi, “dopo un accurato processo di selezione meritocratica”. Secondo Germano, il proposito della decisione del primo ministro è quella di “promuovere il suo programma, sostituendo i ministri con un gruppo di persone più aperte e orientate alle riforme, con un occhio vigile alle prossime elezioni generali”.

Quest’estate il Parlamento indiano ha anche approvato all’unanimità la Good and Services Tax (GST), la tassa sui beni e servizi che entrerà in vigore probabilmente per aprile del 2017. Da Mirae Asset vedono questo passo come “una riforma emblematica per riunire una popolazione di 1,3 miliardi di persone in un unico mercato”, dato che la GST sostituirà ben 17 tasse diverse, oltre a “semplificare l’arcaico sistema fiscale attuale fatto di centinaia di esenzioni e imposte”.

“Il più grande vantaggio della GST è il miglioramento della produttività nel medio termine”, dichiarano dalla società di gestione. Il regime fiscale attuale è pensato in modo tale da favorire la frammentazione della produzione e della logistica: “un’attuazione efficace della GST eliminerà il vantaggio fiscale artificiale dei beni prodotti in una regione rispetto ad altri importati da altre regioni”, spiegano. In altre parole, in futuro le imprese potranno trarre vantaggio dall’economia di scala”.

La riforma consentirà di migliorare l’efficienza amministrativa “sostituendo tante imposte con una sola”. Da Mirae credono anche che questo favorirà una riscossione più efficace: “L’India perde una quantità significativa di entrate tributarie a causa delle quasi 400 esenzioni previste dal regime fiscale attuale tra Stati e a livello federale. Una macchina fiscale più semplice e snella in quanto a esenzioni porta a una riscossione più efficiente”. Secondo stime del Ministero dell’economia indiano, l’applicazione della GST potrà spingere la crescita fino al 2%.  

“L’india ha un governo relativamente nuovo, propenso alle riforme e che ha preso sul serio la sfida di ridurre l’inflazione”, sottolinea Robert Neithart, gestore di Capital Group. “Sono consapevoli del fatto che hanno bisogno di migliorare la capacità dell’economia per crescere e questo comporta deregolamentazione e attrazione di più capitale”, continua l’esperto, secondo cui “si tratta di uno scenario favorevole per attrarre flussi di capitale verso il Paese, il che dovrebbe rendere più stabile o sostenere la divisa”.

Neithart lo ritiene “un argomento molto positivo per una disinflazione strutturale, cosa che permetterebbe alla parte lunga della curva di ridursi man mano che diminuisce il premio di rischio per l’inflazione”. L’esperto intravede, quindi, opportunità di generare rendimento nel mercato delle obbligazioni denominate in divisa locale. “Il mercato indiano del debito sovrano è vastissimo ed è difficile ottenervi accesso. Ma disponiamo di un team operativo e grazie al suo aiuto siamo riusciti ad entrarvi in un modo relativamente facile”, chiarisce il gestore.

Alcuni dati economici

Durante il primo trimestre del 2016 l’economia indiana ha registrato un’incredibile crescita sui dodici mesi del 7,9%, il dato più alto negli ultimi due anni. “D’ora in avanti, ci aspettiamo un momentum positivo costante nell’attività economica ma molto più moderato rispetto al primo trimestre”, indica il responsabile di Pioneer. La sua previsione è che la crescita dell’India arrivi intorno al 7,5% nell’anno fiscale 2016. L’esperto aggiunge che “quella indiana è un’economia relativamente protetta per quanto riguarda i danni che potrebbero derivare da un ulteriore rallentamento del commercio globale causato dalla Brexit”, un dato che gli investitori che cercano rendimenti non correlati dovrebbero tener presente. Attualmente, le esportazioni rappresentano circa il 20% e collocano il Paese nella parte più bassa della regione Asia-Pacifico.

Il team obbligazionario di Franklin Templeton Investments (composto da Christopher Molumphy, Michael Materasso, Roger Bayston, John Beck e David Zahn) si sofferma, invece, sull’ultimo dato ufficiale dell’IPC, relativo al mese di giugno, che si è mantenuto al 5,8% per via, soprattutto, del prezzo degli alimenti. “Le prospettive sull’inflazione indiana hanno registrato un’evoluzione naturale favorevole per il fatto che la stagione dei Monsoni è stata violenta è questo potrebbe aver aiutato ad attenuare il forte aumento del prezzo degli alimenti, fonte di problemi costati per l’obiettivo informale della Rbi di ridurre l’inflazione al 5% per il 2017”, spiegano gli esperti.