Consob e Bankitalia recepiscono la direttiva AIFM con capitale minimo ridotto

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La richiesta dell’Aifi, associazione italiane del private equity e venture capital, è stata accolta. Ovvero quella di abbassare il capitale minimo iniziale per i gestori specializzati nell’attività di private equity a 500 mila euro per i money manager sopra soglia, cioè quelli che gestiscono almeno 500 milioni di euro. Mentre si è arrivati a 50 mila euro per tutti i gestori di fondi sotto soglia, in altre parole quelli che gestiscono meno di 500 milioni di euro. Consob e Banca d’Italia hanno infatti pubblicato i provvedimenti con cui recepiscono la direttiva europea AIFM. Le indicazioni precedenti erano di un milione per i gestori sopra soglia e di 125 mila euro per quelli sotto soglia. Il consiglio direttivo AIFI si è riunito il 21 gennaio, per discutere delle principali proposte inviate a Banca d’Italia sul recepimento della direttiva AIFM.

Nel dettaglio: capitale sociale minimo per l’autorizzazione dei gestori sopra soglia allineato a livello internazionale. Esenzione, per i gestori sotto soglia, dall’obbligo di istituire una funzione di valutazione indipendente.  AIFI ha chiesto un’esenzione tout court per i gestori sotto soglia “perché l’istituzione di una funzione ad hoc costituirebbe un aggravio di costi senza contributi informativi aggiuntivi, considerato il ruolo-chiave e le competenze del gestore di un fondo di private equity e venture capital in questo processo”, si legge in un comunicato. La moratoria di un anno per gli obblighi di adeguamento e di richiesta di autorizzazione per le Sicaf riservate sotto soglia. “Questa è finalizzata a concedere più tempo agli operatori di private equity e di venture capital già esistenti per permettere l’adeguamento delle strutture attualmente non vigilate e la negoziazione delle nuove condizioni con i propri investitori”.

Il consiglio direttivo ha poi affrontato il tema del credito d’imposta per fondi pensione e enti previdenziali a fronte di investimenti di medio lungo periodo (c.d. Legge di Stabilità 2015). È stato infatti introdotto un credito d’imposta per i fondi pensione e gli enti previdenziali ma tale agevolazione è riconosciuta a condizione che un ammontare corrispondente al risultato netto maturato assoggettato a imposta sostitutiva o ai proventi sia investito in attività finanziarie a medio lungo termine. AIFI ha inoltrato una richiesta al Mef per far includere, tra le asset class, gli investimenti in fondi di private equity, venture capital e minibond oltre alla richiesta di ampliare il plafond di risorse attualmente destinate all’agevolazione, pari a 80 milioni di euro. “Questa richiesta segnerebbe un ulteriore strumento per consentire ai fondi di private equity, venture capital e minibond di attrarre capitali utili a investire nel nostro Paese. I primi dati sui risultati del 2014 evidenziano una crescita della raccolta mondiale per i fondi del 16% rispetto al 2013” afferma Innocenzo Cipolletta presidente Aifi, “questo fa ben sperare che nel 2015 anche in Italia si possa essere ottimisti sulla crescita per gli investimenti nel capitale di rischio. E questo sarà certamente un contributo alla crescita del Paese che si annuncia debole per l'anno in corso”.