Commissione EU abbassa le stime di crescita, quale impatto sui governativi italiani

Alfonso Maglio, Head of Research Department, Marzotto Investment House
Alfonso Maglio, Head of Research Department, Marzotto Investment House

Commento a cura di Alfonso Maglio, head of research department di Marzotto Investment House.

La Commissione Europea ha abbassato le stime di crescita per l’Eurozona in seguito alla revisione al ribasso delle stime di crescita nelle tre maggiori economie del Vecchio Continente. In particolare la crescita europea per il 2019 è stata abbassata all’1,3% dal precedente 1,9% e per il 2020 all’1,6% dal 2% della precedente stima. I fattori a cui imputare questo downgrade della crescita sono sempre gli stessi. Guerra dei dazi e rallentamento cinese. Il primo elemento rischia di ridurre, se non paralizzare gli scambi internazionali il cui movimento di beni potrebbe non essere così conveniente come in passato al punto da invertire il trend della internazionalizzazione verso quello di un regime sempre più autarchico. Il secondo invece si traduce in termini di minore domanda globale (la Cina è cresciuta nel 2018 del 6,2% livello più basso da decenni). 

Il Europa invece gli indiziati speciali in termini di contribuzione ad un minore GDP globale sono appunto Germania, Francia ed Italia, ordine che purtroppo si inverte se consideriamo le specificità dei singoli paesi. In Germania le stime di crescita per il 2019 sono passate all’1,1% dall’1,8%, in Francia all’1,3% dall’1,6 ed in Italia ad un pallido +0,2%.

GDP Europa

Cosa possiamo dedurre da questi numeri?

Non tutti gli abbassamenti di stime sono uguali: il ridimensionamento delle stime di crescita ha investito un po' tutta l’Europa tuttavia ci sentiamo di fare una distinzione tra Italia - che ha subito il maggior ridimensionamento delle stime sia in relativo che in valore assoluto - e Francia e Germania. Nel caso in cui la crescita Italiana dovesse effettivamente confermarsi su questi livelli o più bassa potrebbe infatti essere  necessaria una nuova manovra, in caso contrario si andrebbe probabilmente incontro alla procedura d’infrazione. In questo scenario i governativi italiani sarebbero molto penalizzati e parallelamente i governativi di Francia e Germania seppur oggetto di ridimensionamento di stime di crescita potrebbero salire per effetto del fly to safe haven alla ricerca di investimenti considerati sicuri. Sicurezza che risiede più nella psicologia che non nella realtà se consideriamo gli attuali rendimenti offerti dai relativi decennali: Francia 0,55, Germania 0,1.

Quando è troppo è troppo: nel caso in cui il PIL italiano fosse anche più basso delle previsioni, magari associato ad una revisione al ribasso di quello UE, la BCE sarebbe indotta a mettere in campo nuove misure quali ad esempio l’inderogabilità di una manovra correttiva. Se questo dovesse avvenire con il rendimento del Btp decennale in area 3,5/3,60 si potrebbe innescare addirittura una fase di ricopertura.

Grafico orario Btp decennale dal 5 al 7 febbraio 2019

BTP