Coface: Conferenza rischio Paese e settoriale

Nicolas Raymond, Flickr, Creative Commons
Nicolas Raymond, Flickr, Creative Commons

Come ogni anno, in occasione della conferenza rischio paese, Coface ha analizzato lo scenario macroeconomico globale, focalizzandosi sul rischio paese e sul rischio settoriale nel mondo. Coface è tra i leader mondiali nell’assicurazione dei crediti, è presente in 67 Paesi e offre i propri servizi alle imprese clienti in 100 nazioni.

Dopo due anni consecutivi di rallentamento, la crescita mondiale dovrebbe registrare un leggero miglioramento nel 2017 (da +2,5% a +2,7%), stimolata da un recupero dell’attività nei Paesi emergenti (+4,1%), grazie alla ripresa in Brasile e in Russia che compensa il rallentamento della Cina. I Paesi avanzati assisteranno ad una crescita stabile (+1,6%). La debole crescita del commercio mondiale (prevista a +2,4% per il 2017, dopo una media di +2,2% tra il 2008 e il 2015) potrebbe essere frenata dalle politiche protezionistiche di Donald Trump. Nel breve termine, queste misure dovrebbero avere effetti più contenuti sull’economia americana alla fine del ciclo (+1,8%) rispetto ad altri Paesi come l’America Centrale e alcuni Paesi asiatici (Vietnam e Tailandia) che esportano in misura consistente verso gli Stati Uniti. 

Il rischio politico sarà nuovamente fonte di preoccupazione nel 2017

La situazione politica in Europa è caratterizzata da incertezza, con le elezioni in Francia, Germania, Olanda e probabilmente in Italia e l’attesa per le modalità della Brexit. Nell’ultimo anno l’indicatore di rischio politico europeo di Coface è aumentato in media di 13 punti in Germania, Francia, Italia, Spagna e Regno Unito. Nel caso in cui si verificasse uno shock politico rilevante, di ampiezza paragonabile a quella del referendum britannico, la crescita europea potrebbe ridursi di 0,5 punti. Nei Paesi emergenti, il rischio politico è alimentato dal malcontento sociale e dal crescente rischio sicurezza. La Comunità degli Stati Indipendenti (CSI), a causa della Russia e la regione Nord Africa/Medio Oriente (in particolare per la situazione in Turchia e Arabia Saudita), presentano i rischi più elevati fra tutti i maggiori Paesi emergenti. Il rischio sicurezza (che comprende gli atti di terrorismo, i conflitti e gli omicidi) è un nuovo componente dell’indicatore di rischio politico emergente. Non sorprende che sia più alto in Russia e in Turchia.

Rischio di credito: l’elevato indebitamento delle imprese minaccia il settore bancario nei Paesi emergenti

Nelle economie avanzate il livello delle insolvenze d’impresa dovrebbe continuare a ridursi anche se la creazione di nuove imprese resta spesso al di sotto dei livelli pre-crisi: -19,8% in Germania, -5,1% negli Stati Uniti e -4,1% in Italia (variazione tra il 2015 e il picco del periodo pre-crisi). I finanziamenti concessi alle imprese fortemente indebitate limitano la disponibilità di risorse per le imprese più giovani in forte crescita.

L’indebitamento eccessivo delle imprese coinvolge anche i Paesi emergenti. Le imprese emergenti sono fra le più indebitate (oltre il 160% del PIL) e il loro debito è aumentato di 12 punti di PIL fra il secondo trimestre 2015 e il secondo trimestre 2016. Il tasso di crediti in sofferenza del settore bancario cresce nettamente in Russia, India, Brasile e Cina, con un simultaneo irrigidimento delle condizioni di finanziamento.

Miglioramento delle valutazioni in Europa e in Africa Subsahariana

Per la prima volta dalla metà del 2015, i miglioramenti delle valutazioni rischio paese di Coface sono più numerosi dei peggioramenti. La Spagna è stata promossa ad A3, mentre Islanda e Cipro (in cui si attenuano i rischi legati ai controlli dei capitali), sono rispettivamente valutate A2 e B. I Paesi dell’Europa centrale continuano a migliorare in classifica fra i 160 Paesi valutati da Coface. L’Estonia (A2), la Serbia (B) e la Bosnia-Herzegovina (C) registrano miglioramenti nel loro ambiente economico e la crescita in questi Paesi si attesta su livelli incoraggianti. La Bulgaria (A4) conferma la ripresa con una crescita moderata e il continuo consolidamento del suo settore bancario. Nell’Africa Subsahariana, i piccoli Paesi vanno meglio dei grandi. Si segnalano due Paesi: il Ghana (B), che ha passato il test di maturità democratica lo scorso dicembre e vanta una buona gestione dei conti pubblici e il Kenya (A4), che registra una ripresa del turismo e un aumento degli investimenti pubblici.