Ci troviamo in presenza di un mercato overheated?

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Giorgio Fata

Sebbene la maggior parte dei gestori siano ancora positivi, dobbiamo riconoscere che ci troviamo in una fase matura del ciclo economico in cui le valorizzazioni sono alte e spesso distorte dalla generosità delle Banche centrali. Anche se i segnali negativi sul mercato sono ancora pochi, qualche indicatore comincia a vacillare.

“Al momento non troviamo valutazioni overheated. Pensiamo che il mercato risponda ancora bene alle politiche espansive delle Banche centrali”, spiega Fulvio Martina, senior fund manager di Ersel. “I credit spread di recente si sono allargati, ma i tassi di default rimangono molto bassi e non ci troviamo di fronte ad una situazione crisi. Non pensiamo nemmeno che ci siano grossi rischi sul mercato azionario sebbene l’S&P abbia toccato i 3000 punti base”. Questo non significa che le valutazioni siano eccessive e nemmeno che non ci siano rischi sul mercato.

“Pensiamo che un po’ di surriscaldamento ci sia, il mercato obbligazionario europeo presenta spread molto compressi e rendimenti negativi su gran parte delle scadenze e i mercati azionari sono ai massimi di sempre. Inoltre, ancora diversi temi devono essere chiariti nell’ultimo trimestre, uno di questi è la guerra commerciale in atto tra Washington e Pechino”, spiega Davide Raimondo, responsabile Gestioni Patrimoniali di Banca Reale

Secondo Marco Pelissero, head of Portfolio Managers di Banca Patrimoni Sella&C. ci troviamo un po’ a fine corsa. Le politiche monetarie delle Banche centrali hanno aiutato molto ed oggi rischiano di essere meno efficaci che in passato; in Europa stiamo pertanto aspettando una politica fiscale espansiva come quella implementata di recente in America, dove al contempo ci sono oggi ancora un po’ di “armi” da utilizzare da parte della FED dato che i tassi sono su livelli superiori rispetto alla situazione europea. Per quanto riguarda le valutazioni secondo noi, in termini relativi, la componente più cara sul mercato è quella delle obbligazionaria core, Bund in primis. Nemmeno l’azionario europeo è a buon mercato in termini di multipli, ma in termini relativi potrebbe esprimere ancora del valore”.

Alessandro Viviani, responsabile Advisory di BIM pensa che da un semplice punto di vista delle valutazioni, c’è un un surriscaldamento maggiore sull’obbligazionario rispetto all’azionario. “Il rally del comparto obbligazionario degli ultimi mesi è stato dettato principalmente dalla duration, per effetto degli strumenti di policy utilizzati dalle banche centrali”.

Dove sono nascoste le opportunità

Ragionando sul 2020 ci stiamo concentrando più su quello che non vorremmo avere in portafoglio, più su quello che vorremmo avere: pensiamo infatti che l’anno prossimo sarà da giocare in difesa dato il crescente rischio di inversione del ciclo, con puntate di natura tattica per generare alfa quando la volatilità offrirà delle interessanti buying opportunity”, sostiene Pelissero. “Tra le opportunità di lungo periodo ci sono i Paesi emergenti con tassi reali positivi seppur con le dovute cautele legate al rischio cambio. Anche gli strumenti legati all’inflazione, oggi ancora distante dai target delle Banche Centrali, potrebbero essere una buona opportunità”, spiega Raimondo. 

“Tra le varie asset class obbligazionarie, le più care sono quelle maggiormente sensibili all’effetto tasso, come i titoli dei Paesi Core della Zona Euro. Decisamente più attraente invece la componente obbligazionaria a spread soprattutto europea, sia investment grade che high yield, che potrebbe ancora beneficiare del miglioramento della propensione al rischio geopolitico”, spiega Viviani. Dopo il rally cominciato ad inizio anno anche il debito dei Paesi Emergenti presenta in questo momento valutazioni surriscaldate: sulla base dell’analisi dei flussi, risulta uno dei mercati più affollati e tra l’altro maggiormente vulnerabile alle tensioni commerciali".

Anche il comparto azionario, dopo una prima parte dell’anno molto positiva, presenta la maggior parte dei listini in doppia cifra. “Gli indici statunitensi continuano però ad essere supportati da una spesa per consumi molto robusta e da un tasso di disoccupazione ai minimi storici. Tuttavia l’asset class che presenta le migliori opportunità in termini di valutazioni è l’equity europeo, con alcuni settori ancora particolarmente depressi”, fa notare Viviani.

Martina ricorda di tenere sotto controllo le spinte monetarie che possono far invertire alcuni indicatori su Giappone e Europa. “La cautela è d’obbligo, dato che i recenti dati su indici manifatturieri e servizi sono in deterioramento anche negli USA”, conclude.