Chi vuol essere lieto sia, del doman non c'è certezza

Come nel famoso film "I predatori dell'arca perduta", anche noi gestori di patrimoni siamo come moderni Indiana Jones, solo che invece di inseguire l'arca, siamo alla costante ricerca di una protezione per il nostro portafoglio. Cosa è in grado di coprirci in questo momento?

Una volta si compravano i titoli di Stato in valute forti dei Paesi non indebitati, mentre ora non solo non si viene remunerati, ma addirittura bisogna riconoscere persino un tasso d'interesse per prestare i nostri soldi. E questo direi che non è proprio ciò che vogliamo. Poi, è stata la volta della ricerca delle correlazioni negative tra le varie asset class, ma anche questa strategia sembra aver perso efficacia visto che adesso viviamo in un mondo fatto di risk-on e risk- off dove tutto sale o tutto scende all’unisono. Anche l'oro pare aver perso la sua caratteristica di hedging nonchè il suo status di bene rifugio visto che è la principale vittima della “guerra” delle banche centrali mondiali, oltre a pagare pegno per essere una commodity.

Rimangono (forse) le opzioni, per quanto siano indubbiamente strumenti non alla portata di tutti e con un certo grado di rischio, specie per chi non si destreggia con le cosiddette "greche azionarie” (delta, gamma, theta, vega, etc.). Un’ idea di copertura potrebbe essere quella di comprare opzioni sul rialzo dello spread tra le obbligazioni investment grade e i titoli governativi, che oggi si trova sui minimi. Qualora, infatti, dovessero verificarsi delle nuove tensioni sui mercati, questi spread potrebbero allargarsi notevolmente e portare quindi grossi guadagni in conto capitale ai detentori di tali opzioni.

Qualcuno potrebbe chiedersi perchè parlo di protezione in un momento in cui tutto sommato le cose non stanno andando poi così male: il problema Grecia sembra essere stato allontanato o meglio posticipato   (certo non risolto), la stagione delle trimestrali europee parrebbe essere più che decente e si cominciano a intravedere alcuni segnali incoraggianti provenienti dalle economie europee, in particolare dalla Spagna (della quale scrissi ad agosto del 2014). Negli Stati Uniti, Janet Yellen sta facendo lo slalom speciale con le parole per non infastidire i mercati in merito al timing relativo al rialzo dei tassi d'interesse e in Giappone il cambiamento epocale annunciato da Abe da qualche anno sta procedendo nella giusta direzione.

E allora, perchè dovremmo preoccuparci di proteggere i nostri portafogli?

 Non sarebbe meglio fare come Odisseo e lasciarsi ammaliare dal canto delle sirene che paiono intonare solo la stessa melodia (risk-on)? Sappiamo come è finita nel poema omerico. Le sirene si sono rivelate dei mostri mangia-marinai e noi crediamo che, anche in questo caso, investire tutto il nostro patrimonio in risky asset potrebbe rivelarsi un incubo alla fine della storia. Non dimentichiamoci infatti che il nodo dell'enorme debito accumulato in questi anni è tuttora irrisolto e, come la spada di Damocle, continuano ad aleggiare sopra le nostre teste spensierate parole come haircut, ristrutturazione e default (non certo dei dolci rimedi per nostri risparmi) che rimangono tutte conseguenze possibili (se non probabili) di un eventuale peggioramento della spirale deflattiva nella quale siamo impantanati.

Noi però continuiamo ad avere fiducia nelle banche centrali, che - forse - prima o poi riusciranno nell’arduo compito di riaccendere l'inflazione e di conseguenza bruciare il valore del debito in termini reali come già avvenuto negli anni 70. Morale: chi vuol esser lieto sia, del doman non c’è certezza, ma intanto godiamoci le ferie.