Chi sono e cosa vogliono i sottoscrittori dei fondi comuni?

dadevoti
foto: autor dadevoti, Flickr, creative commons

Più di sette milioni (molte donne e meno giovani). Oltre la metà risiede a Nord e preferisce i fondi flessibili. È questa la fotografia scattata sugli investitori italiani in fondi aperti. L’ultimo quaderno di ricerca di Assogestioni, relativo ai sottoscrittori dei fondi comuni di investimento italiani, racconta inoltre il successo interrotto dei PIR e mette in evidenza il cambio radicale di un Paese che per la prima volta abbandona l'obbligazionario.

Identikit dell'investitore

Secondo i dati riportati, si assiste a un lento ma costante calo della proporzione degli uomini a favore delle donne, che nel 2018 rappresentano il 47% dei sottoscrittori. L’età media dei sottoscrittori a fine 2018 è di 60 anni. La quota dei sottoscrittori di età compresa tra i 26 e i 35 anni è scesa dal 15% al 6%, quella degli investitori più anziani (oltre i 75 anni) è invece cresciuta passando dal 9% al 19%. 

La distribuzione dei sottoscrittori nelle cinque macro aree del Paese è invece stabile: il 65% circa degli investitori risiede al Nord, il 18% nel Centro e il restante 17% nel Sud e nelle Isole. A fine 2018 i livelli di partecipazione regionale più alti si registrano in Emilia-Romagna (19,6%), Lombardia (17,7%) e Piemonte (17,1%); questi valori calano a mano a mano che ci si sposta verso Sud. 

Scelte d'investimento

Nel corso del tempo l’incidenza dell’investimento nel comparto azionario e nei fondi di liquidità ha subito una progressiva erosione: a fine 2018, il 7% e l’1% dei sottoscrittori concentrava i propri investimenti su questi due segmenti. I fondi flessibili hanno, invece, registrato la dinamica di crescita più pronunciata e oggi rappresentano la scelta principale del 37% dei sottoscrittori. I fondi obbligazionari, da sempre molto presenti nelle scelte degli investitori italiani (con punte superiori al 40% dei sottoscrittori), hanno evidenziato negli ultimi quattro anni un calo di 14 punti, attestandosi al 25% nel 2018. L’incremento registrato negli ultimi due anni nei sottoscrittori che investono in fondi bilanciati è dovuto all’effetto PIR.

Per quanto riguarda le modalità di sottoscrizione, il 67% dei sottoscrittori predilige il versamento unico (Pic); tuttavia, nel corso degli anni il numero di sottoscrittori che ha fatto ricorso in via esclusiva ai piani di accumulo (Pac) è cresciuto e rappresenta a fine 2018 il 20%. La maggior parte dei sottoscrittori di fondi italiani sottoscrive attraverso il canale bancario (95% a fine 2018), mentre la rimanente proporzione si è affidata alle reti di consulenti finanziari.

PIR, un capitolo a parte

Il quaderno di Assogestioni dedica un capitolo a parte anche ai Piani  individuali di risparmio. In sintesi alla fine del 2018 il numero di sottoscrittori di fondi aperti PIR compliant supera le 880.000 unità (oltre 1 milione includendo i fondi esteri). Il patrimonio mediamente detenuto è pari a 12.164 euro,valore che si colloca appena sotto la metà dell’importo massimo che è possibile investire in PIR ogni anno. La quasi totalità (93%) dei sottoscrittori di fondi PIR compliant ha investito fino a 30.000 euro e solo il 7% di questi detiene una cifra superiore.

Rispetto agli investitori in fondi che non detengono PIR, quelli che hanno investito nei fondi PIR compliant vedono una più accentuata proporzione degli uomini rispetto alle donne (56% contro 53% del campione no-PIR), sono leggermente più concentrati nelle regioni del Nord Est (28% contro 25%) ed infine sono sottorappresentati nelle classi di età più elevate (14% sopra i 75 anni, contro il 20% del campione no-PIR).