Carpe diem, è giunto il momento di investire in Cina

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Donald Amstad, head of investment specialists Asia di Aberdeen Standard Investments

Il 2019 per i cinesi è l’anno del maiale, simbolo di ricchezza e fortuna, lo sarà anche per i mercati finanziari? Nell’ultimo anno i listini cinesi hanno perso il 30%, trainato sorprattutto da un sentiment negativo degli investitori. Le motivazioni sono diverse: rallentamento dell’economia, il processo di deleveraging del settore privato, la guerra commerciale con gli Stati Uniti. Eppure c’è chi crede che questo sia il momento propizio per investire sulla principale potenza asiatica. A spiegarlo, Donald Amstad, head of investment specialists Asia di Aberdeen Standard Investments e gestore del fondo Aberdeen Global - China A Share Equity.

“In Cina il rischio politico è più basso rispetto ad altri Paesi occidentali. Xi Jinping è il leader più potente del Paese dopo Mao; c’è la certezza infatti che continuerà a governare per almeno altri cinque anni, non esistono duque particolari sfide politiche per il futuro”, commenta l’esperto. “Inoltre il mercato cinese ha già scontato molte notizie negative. I P/E sono bassi, al di sotto di 10. A ciò si aggiunge l’incremento del peso delle azioni A-share all’interno dei principali indici internazionali, come FTSE, MSCI e S&P. Questo consentirà di avere maggiori flussi istituzionali e internazionali, di conseguenza sarà un mercato sempre meno guidato dal ‘retail’ e sempre più liquido. Infine i listini cinesi sono caratterizzati da una varietà di settori che permettono di accedere al mercato interno dei consumi. Pertanto ‘carpe diem’, questo è miglior momento per entrare sull’equity cinese”, aggiunge Amstad.

“Il nostro approccio di investimento in Cina si basa su alcuni fattori importanti. L’esperienza acquisita dal 1992 ci ha permesso di conoscere al meglio il mercato, dedicando molto tempo alle analisi dello stesso. Il lavoro di squadra di un team di 10 persone dedicato all’Asia, ci da la possibilità di visitare agevolmente le società. La qualità degli investimenti, determinata dalla ricerca di quelle società con un forte management, bilanci positivi e ottima governance. Infine adottiamo un approccio ESG, cerchiamo infatti di valutare il trattamento che viene riservato agli azionisti di minoranza e ci impegniamo attivamente, perché vogliamo che le buone aziende di oggi siano le ottime aziende di domani”, conclude.