Bonabello (Finnat) “Una valida selezione dei fondi parte da una omogenea classificazione”

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Emanuele Bonabello

Rispetto a un tempo, in cui i fondi d’investimento erano legati a benchmark geografici o settoriali, al giorno d’oggi per i gestori diventa più molto più impegnativo definire dei criteri comuni per la valutazione di un peer group. Specie con la nascita delle strategie alternative, l’analisi qualitativa diventa uno strumento essenziale per valutare un fondo.

“Una delle principali difficoltà per analizzare correttamente i prodotti con strategie differenti è riuscire a trovare un metro di valutazione omogeneo”, spiega Emanuele Bonabello, responsabile Direzione Investimenti (CIO) e Relazioni Istituzionali di Banca Finnat. “Spesso quindi, gli info provider hanno difficoltà a classificare il fondo in una specifica categoria che li rappresenti correttamente ed è per questo che negli anni abbiamo sviluppato un modello proprietario per riuscire a fare un confronto più preciso”. 

Banca Finnat fa uso di una piattaforma multimanager aperta e la selezione dei fondi viene fatta per rispondere sia alle esigenze delle gestioni patrimoniali che per i fondi di New Millennium Sicav gestiti in delega, nonché per il servizio di consulenza ai clienti private. In particolare nell’ambito del team il processo di selezione è curato da Davide Scutti. “L’utilizzo maggiore di fondi d’investimento terzi viene fatta per coprire le asset class a noi meno vicine, come possono essere i mercati emergenti o le small cap americane. Le nostre competenze si focalizzano sul mercato europeo azionario e obbligazionario dove facciamo più selezione diretta di titoli”, spiega Bonabello. 

Il processo di selezione è rappresentato da un approccio quantitativo e uno qualitativo: Il primo si basa sull’analisi della consistenza del track record. “Valutiamo l’evoluzione delle performance nel tempo ponderate per il rischio e la loro persistenza in varie fasi di mercato”. La parte qualitativa invece fa riferimento a un’attenta due diligence del fondo. “Questa fase implica un dialogo frequente con i gestori per capire la validità e coerenza del loro processo d’investimento”. 

Il risultato di questi due approcci è uno scoring finale e i fondi che hanno ottenuto il punteggio più alto vengono selezionati per coprire una determinata asset class nell’ambito delle scelte di asset allocation definite. “Naturalmente non escludiamo soluzioni d’investimento passive (specie sui mercati più efficienti), anche se preferiamo ricercare alfa nei fondi attivi”, spiega il manager. “Inoltre, sebbene siamo consapevoli che rappresentino una buona opportunità di decorrelazione di portafoglio, molto raramente facciamo uso di veicoli non ucits nei mandati gestiti, al fine di poterne sempre garantire una pronta liquidabilità”.