Bisogna contenere i livelli di volatilità: approccio flessibile

Armando_Carcaterra_Anima_SGR
Inviata dall'entità

Se il 2013 ha rappresentato un anno straordinario per quasi tutte le asset class rischiose non va dimenticato che i principali listini, a livello globale, registrano ormai un rialzo fin dal 2009. Pertanto, è bene che gli investitori si attrezzino in anticipo di fronte a possibili fisiologiche fasi di volatilità, così come è accaduto negli ultimi tempi a causa delle pressioni sui mercati emergenti oppure negli ultimi giorni con il ritorno da protagonista della situazione politica italiana.

Ecco allora che per poter fare affidamento su un maggior controllo del rischio, accanto ai fondi d’investimento tradizionali contraddistinti da un benchmark di riferimento, si può guardare ai fondi, azionari e obbligazionari, che fanno proprio un approccio flessibile: questi ultimi comportano una maggiore delega di gestione e, grazie all’impiego di strategie innovative, sono in grado, in occasione di momenti di tensione, di contenere la volatilità e al tempo stesso sfruttare i movimenti del mercato nelle fasi di rialzo. In particolare, il valore aggiunto di queste soluzioni consiste nell’esposizione variabile alle diverse asset class che consente, quando si presentano turbolenze, di ridurre al minimo il rischio e la perdita potenziale, con l’obiettivo di difendere il capitale investito. Contestualmente queste soluzioni prevedono il ricorso a strategie cosiddette decorrelate dalla direzione del mercato, come ad esempio i pair trades, che si propongono di sfruttare inefficienze valutative sui singoli titoli o differenti interpretazioni su temi macro, cercando di ottenere un rendimento positivo anche in momenti di ribasso.

Tuttavia, nonostante la volatilità degli ultimi tempi e la decisione da parte della Federal Reserve americana di ridurre la sua politica espansiva avviando il cosiddetto tapering, ci attendiamo che il 2014 sia un ulteriore anno a favore degli indici azionari. Confermiamo però, in relativo, un’idea meno positiva per quanto riguarda i mercati emergenti, in quanto dopo un 2013 complesso - specialmente a causa della svalutazione di diverse valute – come si è già anticipato, i movimenti di mercato più recenti hanno ancora una volta evidenziato la loro vulnerabilità.

Al contrario, il miglioramento dei dati macroeconomici nell’Eurozona, soprattutto in Italia e Spagna, ci fanno ritenere quest’area come quella a maggior potenziale, dimostrandoci più favorevoli ai listini periferici. Inoltre, un altro elemento a favore delle Borse, sta nel fatto che l’inflazione continua a non rappresentare un problema, almeno nel breve termine e, a riprova, il il Presidente della BCE, Mario Draghi, già a novembre del 2013, aveva deciso di tagliare di un quarto di punto i tassi d’interesse, abbassandoli dallo 0,5% fino al nuovo minimo storico dello 0,25%. Nel mese di gennaio, il tasso di inflazione dell’Eurozona è ulteriormente sceso allo 0,7% annuo, ben distante dal target del 2% dell’Eurotower, ma non abbastanza per innescare l’emergenza deflazione.