Bene lo spin-off Ferrari. Ma "adesso comincia la vera sfida"

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foto flickr: pablo tenorio, creative commons

Ci vorrà del tempo per capire. Anche perché lo scorso lunedì, 4 gennaio, il debutto di Ferrari a Piazza Affari è stato, come dire, a singhiozzo. Vuoi per la sospensione del titolo poco dopo, vuoi per i riverberi del terremoto avvenuto nelle borse cinesi, il Cavallino Rampante al momento soffre di saliscendi. Sergio Marchionne non è stato molto fortunato, ma "in confronto con una performance negativa del mercato globale il titolo ha tenuto", dice Giacomo Tilotta, portfolio manager di AcomeA SGR. Il primo titolo del prodotto da lui gestito, il fondo AcomeA Italia - 95 titoli per un patrimonio di 57 milioni di euro -, scommette proprio su Marchionne: Fiat Chrysler è il titolo che ha maggiore consistenza nel fondo. 

Da un punto di vista finanziario lo scorporo di Ferrari ha fatto crescere la dimensione totale del gruppo aziendale: prima, quando Ferrari e FCA erano una cosa sola, il valore ammontava a circa 16,7 miliardi di euro. Adesso FCA ha un valore di 10,9 miliardi mentre Ferrari dovrebbe rimanere attorno a 8 miliardi di euro. Chi è più ottimista scommette su incremento del valore di Ferrari ora che è autonoma e non fa più parte di un progetto di produzione su vasta scala. Chi è più pessimista pensa che la mancanza dei profitti di Ferrari renderà difficile le cose per FCA: nel 2014 Ferrari aveva contribuito per il 12% dei profitti totali del gruppo. Comunque vada "con quest'ultima operazione di scorporo inizia la vera sfida di Fiat Chrysler: il rilancio industriale" segnala Tilotta.

"Con quest'ultima operazione di scorporo fatta da Marchionne con lo spin-off di Ferrari, inizia la vera sfida di FCA che è il rilancio industriale e il motivo della nostra scelta del titolo. Finora Marchionne è stato bravo ad estrarre valore per gli azionisti attraverso operazioni finanziarie, ma con la fase di rilancio industriale comincia la vera sfida", sottolinea il gestore azionario. "Si tratta di un percorso più lento e graduale. Il rilancio passa da un lato dalla presenza in Fiat di brand molto riconosciuti, come Jeep, ma anche da quei marchi più in difficoltà come Alfa Romeo o Maserati, i cui contributi reddituali sui conti economici per adesso sono abbastanza contenuti. E proprio per questo rilancio dei marchi più in difficoltà passa grossa parte dal potenziale di Fiat", aggiunge Tilotta.

Insomma Marchionne ha fatto bene, secondo il portfolio manager, ma adesso comincia la prova del nove per l'azienda, giacché l'andamento delle vendite, almeno finora, non è certo stato brillante. "Dopo l'operazione di spin-off le valutazioni di Fiat rimangono sempre a sconto, sia nei confronti dei competitors europei che americani. Il potenziale c'è, il titolo è attraente, ma tutto passa come dicevo dal rilancio industriale. Al momento, quindi, manteniamo la nostra esposizione invariata".