Banche centrali, un’estate ancora calda

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International Monetary Fund/European Parliament, Flickr, Creative Commons

La riunione della BCE del 26 luglio, come previsto, ha prodotto poche informazioni nuove per quanto riguarda l’outlook di politica monetaria in seguito all'aggiornamento della forward guidance del mese scorso. “Continuiamo ad aspettarci il primo aumento dei tassi verso la fine del 2019, sebbene il bilanciamento dei rischi sia orientato verso una mossa successiva”, spiega  Andrew Wilson, CEO di Goldman Sachs Asset Management (GSAM) International per l’area EMEA e co-head del Global Fixed Income and Liquidity Solutions team. “Oltre a ciò, ci aspettiamo un ulteriore rialzo dei tassi per riportare il tasso ufficiale allo 0%, ma riteniamo che ci sia poco margine date le prospettive di inflazione modesta. Il rischio ridotto di deflazione garantisce una certa normalizzazione della politica monetaria, ma a nostro avviso la ‘low-flation’ richiederà un’estensione della politica monetaria accomodante.

Questa settimana si attendono le decisioni delle altre Banche Centrali mondiali: la FED, la BOE, la BOJ nonché quelle di Brasile e Messico. Secondo Alberto Biolzi, responsabile direzione wealth management di Cassa Lombarda, “nessuna novità di rilievo dovrebbe provenire dalla Federal Reserve così come dalla Bank of Japan e dagli altri istituti secondo gli analista. In Usa saranno pubblicati numerosi dati macro, tra cui il più importante è il job report di venerdì. Il consensus prevede la creazione di 190mila nuovi posti di lavoro a luglio (contro 213mila il mese precedente) e un tasso di disoccupazione in calo al 3,9%.

Intanto in Giappone l’inflazione core, misurata dal Consumer Price Index (CPI) al netto di cibi freschi ed energia, ha inaspettatamente visto un rallentamento a giugno, passando dallo 0,3% allo 0,2% su base annuale. In contrasto con le aspettative di consenso per un’accelerazione fino allo 0,4%, in seguito ad un aumento nelle letture sull’inflazione di giugno di Tokyo, che tendono a guidare i dati nazionali. L’indice dei prezzi al consumo, con l’esclusione di cibi freschi, che è un target della Bank of Japan (BoJ), è salito fino allo 0,8% anno-su-anno, spinto da prezzi energetici più alti. Tuttavia, l’inflazione rimane ben al di sotto del target del 2% fissato dalla banca centrale. 

La Bank of Japan probabilmente percepirà questi dati sull’inflazione con disappunto, durante il policy meeting di oggi e domani. “Ci aspettiamo che la Banca Centrale mantenga invariata la politica monetaria”, spiega Piya Sachdeva, economista di Schroders. “Con il controllo della curva dei rendimenti, politica avviata a settembre 2016, la BoJ mira a mantenere i tassi di interesse di breve termine a -0,1% e a portare i rendimenti dei titoli di Stato a 10 anni “attorno allo 0%”.

Nei prossimi giorni la BoJ pubblicherà anche il nuovo report di outlook, nel quale è probabile che le prospettive per l’inflazione saranno ridotte, visti i dati negativi sull’inflazione registrati nel secondo trimestre. Questo significa che l’istituto centrale dovrebbe mantenere una posizione accomodante, evidenziando la necessità di una politica monetaria forte in maniera persistente e continuativa.