Augustum sim, si avvicina il closing con Azimut

Antonio_Mauceri
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Dopo parecchi mesi, ovvero dallo scorso mese di luglio, nel corso del secondo trimestre 2014 starebbe per arrivare il tanto atteso nulla osta da parte di Bankitalia che darà il via all’operazione che sigla l’acquisto del 51% della società di asset management private italiana Augustum Opus Sim da parte di Azimut. Un deal da 10 milioni di euro circa dove la società guidata da Pietro Giuliani, dopo sei anni, salirà al 100% del capitale. Il restante 49% sarà determinato sulla base della redditività della partnership durante il periodo e potrebbe essere indicativamente pari a dieci volte gli utili, cioè una cifra compresa tra i 10 e i 20 milioni.

L’obiettivo è di continuare a crescere nel mercato del private banking di alta gamma e degli istituzionali, senza però trascurare la clientela retail. Augustum, società presieduta da Giuliano Cesareo e guidata dall’ad Antonio Mauceri, intende far crescere i comparti di Sicav in delega, uno azionario internazionale (4 stelle Morningstar) e due obbligazionari (5 stelle Morningstar entrambi) che rappresentano i fiori all’occhiello della casa. “I nostri fondi hanno un lungo track record. Il nostro fondo obbligazionario corporate, New Millenium Augustum Corporate Bond, al 31 dicembre 2013 (a cinque anni) ha segnato una performance di oltre l’87%, nel 2013 del 7,6% e, alla data di oggi, del 2,53%”.

Il 2014, intanto, anche a detta di Mauceri, sarà un anno difficile per il fixed income. “Si sta cominciando a entrare nell’ordine di idee che l’anno prossimo negli Stati Uniti aumenteranno i tassi a breve, e il tapering continuerà. Anche i mercati core dell’area euro, sulla parte lunga della curva, risentiranno del cambiamento di bias della politica monetaria americana anche se le banche centrali sono ancora in una fase diversa del ciclo: mentre negli Stati Uniti si assisterà nel corso del prossimo anno ad a un rialzo dei tassi a breve, infatti, in Europa la tendenza è più al ribasso che al rialzo.

Del resto, le economie europee sono molto più fragili. Sul fronte dei mercati periferici, se si riuscirà a vedere un’inversione di tendenza “importante” in materia di crescita economica, probabilmente la fase di restringimento degli spread potrebbe continuare ancora. Ai 150 bp si può arrivare ma non è detto che questo finisca per tradursi in un nuovo ribasso dei tassi italiani: potrebbero salire infatti i tassi tedeschi”. Quanto al debito societario, l’esperto fa sapere: “c’è ancora valore ma occorre stare attenti alla duration. I credit spread sono risicati e il rischio è maggiore che in passato. Non mi aspetto grossi reverse, ma non vedo all’orizzonte grandi plusvalenze in conto capitale; se va bene si fa carry sul portafoglio. Ma l’Europa è meglio degli Usa”.

Conclude: “Pensiamo ci siano opportunità sulle valute dei mercati emergenti. I livelli di cambio sono tali da rendere interessante una piccola diversificazione. Siamo abbastanza positivi sul peso messicano, sul real brasiliano, sullo won coreano. I tassi reali cominciano a diventare interessanti e le valute cominciano ad apparire eccessivamente deboli”. Il gruppo, nato a Milano nel 2009, ha poco più di un miliardo di euro di masse, conta su 300 clienti e ha un portafoglio medio di poco meno di 3 milioni e sei comparti di Sicav in delega di gestione.