Asia, c'è l'interesse anche per gli italiani

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Flickr, Creative commons, Héctor García

L'apertura prevista in alcuni mercati asiatici sarà determinante per garantire l'appetito nella regione. Cina e India sono le più menzionate dai professionisti locali. Funds People ha realizzato un sondaggio tra i principali gestori locali che puntano su queste economie e c'è consenso sulla necessità di portare avanti con maggior determinazione le riforme in essere. 

Il maggior vantaggio di esporsi ora è il fatto di poter usufruire di questo sviluppo progressivo in futuro, quando le valutazioni siano molto più apprezzate. Le posizioni si stanno incrementando e i principali settori sono esportazione e industria. 

Alle domande di: 1) all'interno della regione asiatica ci sono realtà molto diverse, come fate le scelte geografiche e quali sono le principali scommesse? e 2) quali sono le principali prospettive della regione nel breve termine? Pioneer Investments e Sella Gestioni illustrano a Funds People le loro view.

Mauro Ratto, responsabile mercati emergenti Pioneer Investments.

"Manteniamo una view costruttiva su Cina e India. In Cina, l’attuazione dei programmi di riforma sta procedendo, soprattutto sul fronte finanziario e fiscale. Questo, a nostro avviso, consentirà lo sviluppo di un contesto più simile ad una economia di mercato. I rischi principali sono legati al settore dell'edilizia abitativa e agli eccessi di credito che le autorità cinesi stanno cercando di raffreddare.  In India, il rischio principale è legato ad un rallentamento nel processo di attuazione delle riforme strutturali.  Il risultato delle elezioni  ha fatto aumentare il livello di aspettative e il primo ministro Modi sarà presto chiamato a fornire le prime risposte.
 
In questo periodo, molte economie asiatiche e più in generale dei mercati emergenti, stanno attraversando una fase di transizione e sono in gioco nuove dinamiche, sia a livello globale sia locale. Il caso più rappresentativo è  quello della Cina e non solo per il suo enorme contributo alla crescita del Pil mondiale, ma anche per le sue vaste implicazioni all’interno dei mercati emergenti in termini di domanda di materie prime, esportazioni e anche, in una certa misura, di equilibri geopolitici. Il processo di transizione dell'economia cinese verso un modello di crescita basato maggiormente sui consumi e meno sugli investimenti non è semplice ed è destinato ad influire, con tutta probabilità, sulla crescita economica del Paese. Il percorso che seguirà l'economia cinese dipende soprattutto dal successo delle riforme strutturali che la sua leadership sta tentando di attuare.
 

Il quadro degli altri Paesi è invece molto disomogeneo. Il punto di svolta sarà legato alla loro capacità di mettere in atto riforme efficaci e i punti da considerare sono: l’esposizione al processo di tapering della Fed; rischio politico legato a imminenti elezioni o a tensioni geopolitiche; posizione nei confronti dell’estero in termini di disavanzo delle partite correnti come percentuale del Pil, tasso di copertura delle importazioni e rapporto tra riserve e debito estero e posizione di bilancio".

Rossana Brambilla, responsabile fondi azionari asia e paesi emergenti globali di Sella Gestioni. 

"Riteniamo che l’area asiatica nel suo complesso in questo momento abbia importanti fattori a favore. Nessuna esposizione diretta alle tensioni geo-politiche sia relativamente al problema dell’Isis che dell’Ucraina, anche se in quest’ultimo caso potrebbe esservi un deciso impatto negativo da un eventuale ulteriore rallentamento dell’Europa.

Negli ultimi mesi l’area asiatica, oltre ad aver avuto sostegno dalle esportazioni soprattutto verso l’America (elemento che tra gli altri ha permesso di accantonare il problema dei deficit di “current account” che aveva particolarmente pesato nel 2013 su alcuni paesi dell’area), si è avviata verso la ripresa degli scambi commerciali intra-area. Per quanto riguarda la domanda domestica la situazione appare fortemente variegata e con differenti gradi di sostegno dalle politiche interne, in base alle priorità delle autorità. Di fatto i paesi emergenti dell’area sono in una fase delicata poiché, nonostante abbiano lasciato alle spalle gli anni del boom del credito e crescite a doppia cifra, continuano ad avere ancora un buon potenziale di crescita; riteniamo pertanto essenziale per le nostre scelte di investimento la direzione presa dalle riforme politiche per lo sviluppo di questo potenziale nelle differenti realtà.

Di rilievo inoltre il tema dell’inflazione e soprattutto il monitoraggio dell’evoluzione delle aspettative sulla stessa per definire lo spazio di manovra lasciato alle politiche monetarie. Sulla base di questi elementi riteniamo di mantenere la positività su India, Filippine e Taiwan, nonostante le valutazioni si siano già portate su livelli elevati rendendoli quindi più vulnerabili a notizie negative.
Differente il discorso della Cina dove l’esplicito interesse del Governo a circoscrivere e ridimensionare problemi come lo “shadow banking”, la corruzione e “l’over-supply” in alcuni settori implica per sua natura un ridimensionamento dell’economia. Tuttavia lasciano ben sperare i segnali di stabilizzazione e per certi aspetti di miglioramento dell’economia ottenuti grazie a mirate misure di sostegno.

Per quanto riguarda il Giappone riteniamo che i problemi strutturali siano di difficile risoluzione, nonostante la fiducia data tatticamente per l’ulteriore sostegno di breve periodo atteso sia da parte del Governo che della Banca Centrale e per l’impegno del Governo ad abbassare le “corporate tax” nel prossimo futuro. Le difficoltà sono dimostrate da quanto può essere forte la risposta dell’economia ad una misura di incremento dell’Iva come avvenuto ad aprile, e difficile è soprattutto la strada per riuscire a incrementare strutturalmente il potenziale di crescita del paese. Le diversità dei paesi dell’area si concretizzano poi necessariamente nelle scelte settoriali che in ciascun paese prendono spesso direzioni opposte".