Argentina e Turchia, un quadro delicato

Captura_de_pantalla_2019-05-21_a_las_16
Alberto Foà

Commento a cura di Alberto Foà, presidente di AcomeA SGR

Nel secondo trimestre del 2019, si è assistito ad un progressivo deterioramento del quadro generale sui mercati obbligazionari emergenti. I titoli sovrani di Indonesia, Messico e Sudafrica hanno allargato gli spread, con rendimenti in salita sulla parte medio-lunga della curva. Più delicato è invece il quadro in Argentina e Turchia, Paesi che vivono un indebolimento delle loro divise accompagnato da rendimenti in crescita anche sulla parte breve delle curve.

Come sta l’Argentina?

Nell'ultimo anno, l'Argentina sta vivendo una pesante crisi valutaria, con un inflazione vicina al 50% e un'economia in recessione. Di recente, però, la Banca centrale argentina è intervenuta sul mercato dei cambi allo scopo di ridurre la quantità di pesos in circolazione e difendere così la divisa. Da ottobre, infatti, il peso continua a viaggiare all’interno di una banda di oscillazione rispetto al dollaro. Al contempo, i tassi di interesse di riferimento sono saliti fino al 70% per combattere l’elevata inflazione che galoppa ad un ritmo del 2,5% al mese. Dal punto di vista politico, Mauricio Macri, presidente in carica dal 2015, è il principale alleato del Fondo monetario internazionale. L’istituto di Washington ha concordato con Macri, un piano di aiuti da 56 miliardi di dollari in cambio misure di austerità fiscale volte a ridurre la spesa pubblica e aumentare le tasse. Le riforme messe in atto da Macri, e sostenute dal FMI hanno scatenato le reazioni del popolo argentino, riportando in auge la popolarità dell’ex leader Cristina Fernandez de Kirschner che potrebbe nuovamente candidarsi per le prossime elezioni di ottobre. La possibilità di una rielezione della Kirschner è un evento che spaventa gli investitori esteri ed aggiunge un ulteriore fattore di incertezza per il quadro argentino. Sul mercato obbligazionario, il rendimento dei titoli di stato argentini espressi in valuta locale è balzato al 60% per le scadenze a 1 anno.

Come sta la Turchia?

La lira turca è tornata a svalutarsi nell’ultimo mese, complice un peggioramento delle condizioni politiche e finanziarie del Paese. Da un lato, la Suprema Corte ha annullato i risultati delle precedenti elezioni locali, che avevano visto la sconfitta di Erdogan in alcune città chiave come Ankara e Instabul, e ha annunciato nuove elezioni, aumentando di fatto le paure di una deriva anti-democratica nel Paese. Dall’altro, la Banca centrale turca sta attraversado una fase di indebolimento delle riserve nette in valuta estera, segnalando ai mercati una ridotta capacità di sostenere la lira. Nel frattempo, per recuperare consenso in vista delle elezioni di giugno, il governo di Erdogan sta aumentando il deficit di bilancio e chiede il supporto da parte della banca centrale. L’economia turca si trova attualmente in recessione (-2,4%), con un elevato tasso di inflazione che si aggira intorno al 19% e un tasso di disoccupazione del 15%. Ma il rischio più grande in questo frangente è che si possa assistere ad un’erosione della fiducia e credibilità da parte dei cittadini turchi nei confronti della propria valuta, il che potrebbe creare fenomeni di dollarizzazione nell’economia. Sul mercato obbligazionario, il rendimento dei titoli di stato turchi espressi in valuta locale è del 25% per le scadenze pari a 1 anno.

Posizionamento strategico dei nostri fondi obbligazionari su Turchia e Argentina

A partire dalla fine del 2018 abbiamo progressivamente ridotto l’esposizione alla Turchia su tutti i nostri fondi, in seguito all’abbassamento degli spread sui titoli sovrani e alla rivalutazione della lira. Ricordiamo infatti che in occasione della crisi della lira turca nell’estate del 2018 avevamo raggiunto esposizioni molto rilevanti verso il paese e la valuta. Tuttavia, da quando la lira è tornata ad indebolirsi e il quadro politico a peggiorare, abbiamo preferito mantenere una strategia più attendista, monitorando da vicino gli sviluppi di politica economica e monetaria del paese.

Quanto all’Argentina, invece, riteniamo che gli attuali livelli di rendimento siano un’opportunità molto interessante da cogliere. Se le misure della Banca centrale argentina continueranno a dimostrarsi efficaci nel difendere la valuta, questo investimento potrebbe generare importanti ritorni per i fondi esposti al peso argentino. Investimenti in bond argentini e turchi sono presenti all’interno dei nostri portafogli obbligazionari, ma è opportuno fare le dovute distinzioni.

Nel fondo AcomeA Performance, l’esposizione in bond governativi della Turchia ammonta al 12%, di cui il 9% in valuta locale, mentre le obbligazioni delle banche turche (in dollari) pesano l’11%. Marginale è invece l’esposizione verso titoli di stato argentini espressi in euro che pesano all’incirca l’1%. Il titolo in questione paga una cedola annua del 5% e scade nel 2027. A questo si aggiungono investimenti in titoli sovranazionali della Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo, per il 3% in lire turche e per il 4% in pesos argentini. Nel fondo AcomeA Breve Termine, i titoli di stato turchi mostrano un’esposizione pari all’8% mentre le banche pesano il 6%. I titoli sovrani argentini pesano invece l’1%. Come da regolamento del fondo, tutte le esposizioni sono a cambio coperto. Nel fondo AcomeA Eurobbligazionario, i bond governativi turchi pesano il 15% e le banche il 7%. Il titolo di stato argentino in scadenza nel 2027 pesa invece il 2%. Anche qui, come da regolamento del fondo, tutte le esposizioni sono espresse a cambio coperto.