Quality, momentum, yield e value: i fattori dell'Arca BB

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Appartiene alla sparuta lista di fondi italiani trentennali che, nonostante crisi, shock, sbalzi di mercato, e bassa crescita economica hanno quasi sempre portato a casa buoni rendimenti. Per la felicità degli investitori. Non per niente rientra nella lista dei fondi Consistenti Funds People, che analizza i prodotti alla vendita in Italia con uno storico minimo di almeno cinque anni.

Arca BB, il fondo di Arca SGR gestito da Matteo Campi, è un bilanciato europeo, che può avere una componente azionaria intorno al 50% del patrimonio e investire nel mercato obbligazionario governativo in euro o sterline, che negli ultimi tre anni ha avuto un rendimento medio del 5,52% e quattro stelle Morningstar. "Le performance positive sono in primo luogo legate alle buone performance dei mercati azionari ed obbligazionari del nostro continente" dice il gestore a Funds People. "Il miglioramento delle prospettive economiche e soprattutto la politica monetaria estremamente accomodante hanno permesso ai mercati di conseguire nel corso degli anni rendimenti certamente interessanti. A questi si è aggiunto il contributo positivo delle nostre scelte di gestione attiva sia in ambito azionario sia in ambito obbligazionario".

Diversificare le fonti di profitto

Un buon risultato considerando che l'evoluzione economica di questi anni e i tassi di interesse hanno messo sotto pressione la gestione. "La capacità di creazione di alfa, di diversificazione e di costruzione del portafoglio assumono un’importanza sempre maggiore", afferma Campi. "Prevedere l’evoluzione dei mercati è sempre stato difficile, ma oggi i tassi zero non permettono di nascondersi dietro al comodo paravento del rendimento garantito”. Il portafoglio del fondo perciò mira innazitutto alla diversificazione. "La gestione contro benchmark è orientata prima di tutto alla diversificazione delle fonti di profitto. Non facciamo poche scelte forti dalle quali dipende l’andamento del fondo, ma adottiamo un approccio basato su strategie che seguono logiche e profili differenti", spiega il gestore. "Infatti una efficace diversificazione non si ottiene semplicemente moltiplicando il numero degli strumenti in portafoglio, ma solo investendo in attivi che ricavano il loro rendimento da fonti diverse".

Il processo è semplice: selezionare titoli azionari in base ad un modello quantitativo di tipo fattoriale. "In particolare i titoli vengono scelti sulla base delle loro caratteristiche oggettive, di tipo fondamentale o tecnico, che fanno riferimento ai seguenti quattro fattori: quality, momentum, yield e value. Stiamo usando questa strategia su una porzione del portafoglio da ormai circa due anni e i risultati sono decisamente lusinghieri", confessa il portfolio manager di Arca SGR.   

Germania, Svizzera e Regno Unito: osservati speciali

Se è vero, dunque, che per un bilanciato vivere in un contesto di tassi a zero è difficile, è anche vero che Arca BB, ha una componente azionaria rilevante (204 titoli azionari contro 34 titoli obbligazionari) e quindi con problemi inferiori rispetto a fondi più orientati alla prudenza: "da parte nostra cerchiamo di evitare di mantenere in portafoglio titoli con rendimenti negativi e di diversificare anche su strategie obbligazionarie di tipo absolute return", precisa Matteo Campi. Che poi aggiunge come nella gestione della componente azionaria non segua un approccio settoriale.

Discorso diverso invece per le aree geografiche: "Il ruolo di osservati speciali è riservato alla Germania e alla Svizzera. La prima ha raggiunto valutazioni un po' eccessive, probabilmente non giustificate dalle prospettive economiche e di crescita degli utili. Per la Svizzera invece l'eccessiva forza del franco rischia di compromettere in modo duraturo le possibilità di crescita industriale del Paese".  

Le preoccupazioni non mancano poi se si guarda al Regno Unito, visto che il portafoglio ha  un'esposizione valutaraia anche verso la sterlina. "Siamo stati tra i primi ad indentificare un rischio Brexit per la valuta inglese", ribatte il gestore. "Infatti già nell’estate 2015, quando ancora i mercati non scontavano per niente questa eventualità, abbiamo posto in essere un significativo sottopeso della componente sterlina. Non perché fossimo convinti che quella fosse la scelta finale degli elettori ma perché il solo rischio posto dal referendum poteva pesare negativamente sulla valuta; come infatti è accaduto. Ora però pensiamo che le probabilità di uscita siano pienamente riflesse nei prezzi di mercato e di conseguenza abbiamo chiuso la posizione".

Una mossa azzeccata, che si associa ad altre: "non bisogna cedere mai all’emotività nei momenti di stress del mercato" sottolinea il portfolio manager di Arca SGR. Per questo, ad esempio, confessa di aver aumentato "l’esposizione nei momenti in cui la crisi in Cina o il crollo del petrolio sembravano mettere in dubbio la solidità del mercato azionario europeo". E con buoni riscontri.