Approccio top-down e flessibilità per investire in una asset class complessa

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Walter Rossini, Davide Barattini e Michele Cavagna, Portfolio Managers, Anima SGR

Tratto dalla rivista numero 30 Funds People - sezione Gestore Italiano.

Possiamo ancora parlare di mercati emergenti? Una domanda dalle molteplici sfaccettature e sempre più rilevante per il mondo degli investimenti. Da un lato, infatti, fanno parte dell’asset class Paesi che difficilmente possono ancora definirsi in via di sviluppo e dall’altro le profonde differenze fra aree crescono costantemente, rendendo sempre più complesso un approccio unitario. “Negli ultimi vent’anni”, sottolinea Davide Barattini, senior portfolio manager di Anima SGR e alla guida del team che gestisce il fondo Gestielle Obiettivo Emerging Markets, “l’asset class è cambiata moltissimo”. “Se guardiamo ai dati strettamente economici”, prosegue, “i frontier markets sono oggi quello che erano gli emergenti in passato e l’ascesa della Cina, con inoltre l’aumento del suo peso all’interno degli indici, metterà ancora più in crisi ogni possibile definizione”. 

Le aree geografiche fanno la differenza (al posto di “Partire dalla certezze”)

Come esporsi dunque ad un universo formato da oltre 20 Paesi e altrettante Banche centrali, politiche monetarie, politiche fiscali e valute? Il fondo Gestielle Obiettivo Emerging Markets è uno strumento cross-assets con bias long verso il mercato azionario, caratterizzato da un’ampia delega al team di gestione guidato da Barattini e da un processo di investimento che parte dall’analisi top-down dell’asset class considerata nella sua interezza.

Un’apparente contraddizione nei confronti della dichiarata eterogeneità del mondo emergente, ma che parte proprio dalla necessità di costruire uno schema interpretativo in grado di orientarsi all’interno di un ambiente ad alto tasso di complessità. “La selezione dei titoli”, spiega il senior portfolio manager di Anima SGR, “è solo l’ultima fase di un processo di investimento che prende le mosse da uno studio dei fattori macroeconomiciche ci consente di costruire unoscenario di mercato da applicare ai differenti Paesi o aree”. Un avvicinamento all’individuazione dei titoli, azionari e obbligazionari, su cui investire che vede l’analisi settoriale seguire per rilevanza quella per area geografica. “Il comportamento degli investitori globali è ancora un fattore decisivo”, fa notare inoltre Barattini relativamente ai punti fermi individuabili nella classe di attivo emergente, “di cui sono una derivata seconda sentiment e flussi”. Importanza ancora maggiore è rivestita, secondo il gestore del fondo Gestielle Obiettivo Emerging Markets, dai rapporti tra le valute che impongono non solo un’analisi delle divise emergenti ma soprattutto una chiara view sui movimenti prospettici dei loro rapporti con il dollaro statunitense, e di quest’ultimo con l’euro. 

Il fondo oggi

“In determinati momenti di mercato, come questo ad esempio”, rivela Barattini, “il fondo si può trovare esposto fortemente a strumenti di breve termine e alla liquidità, anche attraverso strumenti di natura non emergente”. Ad inizio anno l’investito in equity del Gestielle Obiettivo Emerging Markets era pari al 50% del portafoglio, un livello medio dato che la quota si muove storicamente in una forbice compresa tra il 30 e l’80%. 

Dopo la correzione di fine 2018, l’idea del team di gestione era che con l’inizio del nuovo anno ci sarebbe stata una risalita, eventualità poi effettivamente realizzatasi. “A seguito del rimbalzo”, afferma il senior portfolio manager di Anima SGR, “abbiamo tatticamente diminuito l’esposizione azionaria fino a portarla ad un minimo del 5% e torneremo a considerare un aumento dell’esposizione nell’eventualità di significative correzioni. A livello di aree geografiche continuiamo a privilegiare Brasile ed India, in quanto meno legate alle vicende commerciali, e comunque ancora la Cina”. 

Il riaccendersi delle tensioni commerciali fra Usa e Cina dall’inizio di maggio e il successivo inserimento di Huawei nella blacklist, hanno aumentato il livello di incertezza e spostato di qualche trimestre le aspettative nei confronti della crescita economia globale. Inoltre, conclude Barattini “Queste nuove tensioni hanno determinato un inasprimento politico da parte della Cina nei confronti degli Stati Uniti, che a questo punto riteniamo possa seriamente portare, abbandonando i toni sino ad ora abbastanza concilianti, ad una forma di rappresaglia anche nei confronti delle società americane. Questo aspetto, pertanto, potrebbe far ripartire la macchina delle trattative in vista del G20 in Giappone di fine giugno”.