Alla ricerca del perfetto equilibrio tra gestione attiva e passiva

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Marlène Hassine Konqui, head of ETF research, Lyxor AM

Si è sempre pensato che gestione attiva e passiva siano destinate ad essere eterne rivali. In realtà, la Lyxor Dauphine Research Academy, un'iniziativa congiunta di Lyxor Asset Management e l’Università Paris-Dauphine, ha dimostrato come tra le due possa esserci una stretta relazione e possano creare un connubio perfetto per la costruzione di un portafoglio modello.

Sana competizione tra gestione attiva e passiva

Sebbene gli ultimi dieci anni siano stati caratterizzati da una significativa crescita dei fondi passivi, questi ultimi costituiscono una parte minoritaria dell’intera industria dell’asset management. A livello globale, infatti, nel 2017 solo il 27% degli asset gestiti era costituito da fondi passivi. In Europa, inoltre, la gestione passiva rappresenta solo il 16%, a fronte del 37% degli Stati Uniti. Tuttavia la maggiore disponibilità di ETF e fondi passivi sul mercato ha impattato sulle modalità di selezione dei fondi attivi da parte degli investitori.  

Marlène Hassine Konqui, head of ETF research di Lyxor Asset Management, sottolinea che “l’impiego di fondi passivi rende gli investitori più sensibili a complessi parametri di misurazione delle abilità dei gestori attivi. Di solito i flussi dei fondi attivi dipendono soprattutto dalle recenti performance: a recenti performance positive corrispondono maggiori flussi in entrata e viceversa. Con la diffusione di ETF più sofisticati, come gli smart beta, gli investitori hanno iniziato a valutare le performance dei fondi attivi in maniera differente. Oggi c’è una maggiore consapevolezza da parte degli investitori che il vero alfa generato da un gestore attivo si evince dal confronto non con un indice market cap, ma con uno che combina diversi fattori. L’introduzione delle strategie smart beta ha quindi stimolato i gestori attivi a dimostrare di essere in grado di generare reale alfa, favorendo così una maggiore specializzazione”.

Dunque lo sviluppo degli ETF ha contribuito a migliorare la concorrenza sul mercato dell’asset management. “Un maggior numero di gestori passivi sul mercato genera anche inefficienze, spetterà poi ai gestori attivi saperle coglierle nel miglior modo possibile per creare valore. Quindi, per quanto gli ETF contribuiscano ad alimentare la concorrenza nell’industria del risparmio gestito, non sostituiranno i gestori attivi che registrano le migliori performance. I due stili di gestione manterranno pertanto una quota di mercato distinta, in quanto entrambi hanno un ruolo distinto da svolgere nella costruzione del portafoglio d’investimenti”, aggiunge l’esperta.

La ricerca dell’equilibrio

Tra gestione attiva e passiva esiste quindi una sana concorrenza e un portafoglio ideale si costruisce attraverso l’equilibrio dinamico tra le due. È questa la visione di Lyxor Asset Management.

Come scegliere lo stile da adottare? “La scelta tra attivo e passivo dipende molto dalle fasi del ciclo economico. In un mercato in ripresa, per esempio, gli investitori tendono a sovrappesare la gestione passiva, viceversa durante un’economia in calo sarà favorevole adottare gestioni attive e soluzioni alternative. Quando il ciclo economico è maturo, come in questo periodo, è necessario mixare al meglio le due tipologie di gestione, facendo delle analisi più approfondite sulle condizioni macroeconomiche. Crediamo che si giungerà ad un livello di equilibrio in termini di asset tra strategie attive e passive. A ogni modo, la crescente capacità di selezione degli investitori continuerà sempre a creare una certa competizione tra le due, ma siamo certi che l’aumento dei fondi passivi non farà sì che questi ultimi sostituiscano i gestori attivi”, conclude Konqui.