"Adesso che le banche sono sostenute dagli Abs, tocca alle imprese farsi avanti"

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Prima ancora che la BCE si riunisse per il consueto incontro mensile, già correvano voci che avrebbe annunciato nuove misure volte a gestire il duplice problema europeo di crescita contenuta e inflazione in calo.

La fase è di ottimismo ma il mercato ritiene sia piuttosto improbabile che venga messo in atto un vero e proprio piano di Quantitative Easing sui titoli di Stato. Ecco come la pensa Tanguy Le Saout, responsabile dell’obbligazionario europeo di Pioneer Investments.

Quali erano le aspettative in relazione alle manovre di Mario Draghi?

Nel corso della conferenza tenutasi ad agosto a Jackson Hole, alla quale hanno partecipato le principali banche centrali mondiali, il presidente della Bce Mario Draghi a sorpresa si è discostato dal discorso che aveva preparato precisando che “la Bce avrebbe utilizzato tutti gli strumenti disponibili per assicurare la stabilità dei prezzi nel breve termine” e che “i rischi di fare troppo poco eccedono indubbiamente quelli di fare troppo”.

Queste precisazioni fuori programma, insieme ad altre dello stesso Draghi, sembravano presagire un cambiamento significativo nella politica della Bce e hanno creato nuove aspettative riguardo all’imminente annuncio di un nuovo piano di Quantitative Easing, provocando anche una forte flessione dei rendimenti delle obbligazioni europee e dell’euro. Il dubbio quindi era, con queste diffuse aspettative, se Mario Draghi e la Bce avrebbero veramente agito come si attendeva il mercato.

E la risposta?

Noi crediamo che sia così. La Bce nel meeting del 4 settembre ha infatti annunciato un taglio di 10 bp al tasso di rifinanziamento e a quello di deposito, portando il primo allo 0,05% e il secondo, già in territorio negativo, al -0,2%. Questo implica che oggi le banche che intendono mantenere liquidità in deposito presso la Bce devono pagare 20 bp. Nella conferenza stampa Draghi ha osservato che la Bce ritiene ormai di avere raggiunto il “limite inferiore” per quanto riguarda i tassi, intendendo quindi che non si aspettano di effettuare nuovi tagli.

È stato comunicato anche l’inizio di un programma di acquisto di asset a partire da ottobre 2014, quindi già dal prossimo mese…

La Bce comincerà con l’acquisto di asset-backed securities e covered bond e, curiosamente, l’ammontare di questi acquisti non ha un limite predefinito, pertanto il programma di acquisti non ha ancora un obiettivo in termini di volumi. L’altro punto chiarito dal governatore Draghi è che se le condizioni dovessero ulteriormente peggiorare, la banca centrale sarà pronta ad utilizzare tutte le possibili misure di politica monetaria, anche non convenzionali, per raggiungere gli obiettivi di inflazione.

Quindi è stato espresso un impegno a intraprendere possibili nuove azioni, anche se non un vero e proprio programma di Quantitative Easing su titoli di Stato. E’ vero anche che nel corso della conferenza stampa, Draghi ha ammesso che l’adozione di un programma di Quantitative Easing è stato effettivamente discusso ma non tutti i membri del consiglio della Bce si sono dichiarati pronti a spingersi fino a questo punto, almeno per ora.

Qual è stata la risposta del mercato?

Il taglio al tasso di deposito, a nostro avviso, è stato un modo piuttosto diretto per indebolire l’euro e sembra aver funzionato, visto che il tasso di cambio verso il dollaro è crollato da 1,3150 a 1,3050 subito dopo l’annuncio. Questo dovrebbe portare beneficio agli esportatori europei e aiutare l’inflazione a riguadagnare un po’ di terreno. Anche la svalutazione dell’euro da 1,40 di inizio maggio al circa 1,30 di oggi dovrebbe secondo noi essere di aiuto all’economia europea, favorendo le strategie di investimento che possono trarre beneficio da un rafforzamento del dollaro americano. 

L’annuncio relativo agli acquisti di asset coperti da garanzia (ABS), insieme all’impegno ad intraprendere possibili ulteriori misure, ha provocato un rally immediato sulle obbligazioni europee, tanto sui mercati cosiddetti “core” quanto sui periferici. Tuttavia secondo noi questo recupero non è destinato a perdurare e quindi una strategia che preveda una duration contenuta è ancora in grado di generare risultati per gli investitori.

A cosa dovrebbero portare le misure annunciate?

Dovrebbero anche contribuire a ravvivare la crescita e l’inflazione, specialmente nel 2015 e 2016. Questo a sua volta dovrebbe favorire le strategie in grado di beneficiare di una maggiore inflazione a livello europeo nel corso dei prossimi anni. Per questo crediamo anche che le aspettative di maggiore crescita e inflazione rendano meno probabile il ricorso ad un vero e proprio programma di Quantitative Easing, a maggior ragione se si tiene conto del fatto che Draghi ha ammesso il persistere di opposizioni tra i membri del consiglio.

Da un punto di vista del mercato del credito l’annuncio della Bce può avere risvolti positivi perché può portare a una contrazione degli spread, specialmente nel settore finanziario, dove le banche sarebbero incentivate a partecipare al prossimo programma di Targeted Longer-Term Refinancing Operations (TLTRO). In conclusione, crediamo che le misure annunciate dalla Bce avranno ripercussioni  positive e potranno favorire la ripresa economica europea. Tuttavia rimaniamo dell’opinione che sia piuttosto improbabile che venga messo in atto un vero e proprio piano di Quantitative Easing sui titoli di Stato.