A Wall Street meglio essere passivi

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Dopo aver guadagnato il 6,7% nel 2017 e l’1,6% nel mese di gennaio, il mercato azionario statunitense sembra avere ancora fiato. Infatti, se da una parte è pur vero che l’ondata di volatilità di inizio febbraio si è fatta sentire (-1,6% registrato nel secondo mese dell’anno), è altrettanto vero che, passato lo scossone, Wall Street è rimbalzata con più vigore rispetto ad altri mercati, segnando un +4,9% nell’ultimo mese e portando il rendimento da inizio anno a +1,9% (dati in euro al 12 marzo 2018, utilizzando l’indice Morningstar US Market TR).

 

Nono anno di crescita 

La riforma fiscale varata dall’amministrazione Trump e il previsto aumento della spesa federale (il più importante da quasi dieci anni) potrebbero alimentare un’accelerazione della crescita e proiettare il Paese verso il suo nono anno di aumento del prodotto interno lordo. La riforma fiscale degli Stati Uniti prevede, tra l’altro, la riduzione dell’aliquota dell’imposta sul reddito delle società dal 35% al 21%.

“Queste misure rappresentano un cambiamento radicale rispetto alla politica di bilancio degli USA e fanno ben sperare anche per una crescita globale diffusa”, ha affermato Isabelle Mateos y Lago, direttrice del BlackRock Investment Institute. “La riduzione delle imposte societarie, le spese di capitale correnti e l’aumento della spesa federale dovrebbero, a nostro avviso, consentire un incremento di 0,8 punti percentuali del Pil reale negli Stati Uniti nel 2018”.

Un’altra misura simbolo della riforma fiscale è rappresentata dal forte incentivo a rimpatriare i capitali parcheggiati al di fuori dei confini statunitensi. Alcuni osservatori stimano la quantità effettiva di capitale americano all’estero detenuta sotto forma di liquidità a quasi mille miliardi di dollari. Man mano che questi soldi torneranno nella loro terra natia, saranno in grado di finanziare spese in conto capitale o attività favorevoli agli azionisti, come fusioni e acquisizioni, acquisto di azioni proprie o aumenti di dividendi.

“I cambiamenti delle politiche USA di solito hanno un impatto sul sentiment degli investitori”, spiega Dan Vaughan, associate director per la Manager Selection di Morningstar Investment Management. “Molti dei gestori con cui abbiamo parlato hanno visto questa riforma come costruttiva, con effetti positivi sull’economia USA, sulla profittabilità delle aziende e sui flussi di cassa. In generale, il provvedimento è considerato vantaggioso per le aziende di grosse dimensioni”.

 

Evoluzione_su_sei_mesi

 

I rischi, tuttavia, permangono. La politica commerciale degli Stati Uniti (inclusi i colloqui con la Cina o la minaccia di un ritiro unilaterale dall'Accordo di libero scambio nordamericano o dal NAFTA) potrebbe distorcere decenni di integrazione economica e finanziaria a livello mondiale. C’è la possibilità che il sentiment del mercato si ribalti rapidamente, poiché gli investitori potrebbero temere che un rinnovato protezionismo statunitense possa causare una flessione del commercio globale.

 

L'indice

Nato nel 1957, lo S&P 500 racchiude le 500 azioni statunitensi a maggiore capitalizzazione ed è considerato il benchmark più rappresentativo della Borsa americana. A livello settoriale, il portafoglio è dedicato principalmente al comparto tecnologico (20-25%), seguito dai titoli finanziari, dal settore sanitario, dai beni di consumo e dai titoli industriali (ciascuno con un peso tra il 10% e il 15%). Il benchmark è ben diversificato, con i primi dieci titoli che contano il 20% del totale. Tra le aziende più pesanti in portafoglio troviamo Apple (3-4%), Microsoft e Amazon (2-3%).

Storicamente, lo S&P 500 si è rivelato un benchmark molto difficile da battere per i gestori attivi. Le cause principali sono probabilmente da ricercare nell’elevato grado di liquidità e di efficienza del mercato delle azioni a larga capitalizzazione negli Stati Uniti, dove per ‘efficienza’ si intendono la velocità e la precisione con cui i partecipanti al mercato incorporano nuove informazioni (notizie economiche, dati sugli utili, ecc.) sui prezzi delle azioni.

Inoltre, i fondi indicizzati presentano un obiettivo vantaggio legato ai costi. Rispetto alle società ‘attive’, infatti, i fornitori di prodotti passivi non devono pagare gestori o analisti. Inoltre, i replicanti hanno un turnover di portafoglio inferiore ai fondi attivi, che aiuta ad abbassare ulteriormente i costi.

 

L’offerta degli ETF

Attualmente sono 16 gli ETF dedicati allo S&P 500 registrati alla vendita in Italia. In questo gruppo troviamo anche cinque fondi classificati da Morningstar come ‘strategic beta’, quei prodotti, cioè, che non replicano la versione tradizionale del benchmark, ma che lo alterano in modo da incrementare la performance (come per esempio nel caso del PowerShares S&P 500 QVM UCITS ETF) o modificare il grado di rischio relativo (è il caso dell’iShares Edge S&P 500 Min Vol ETF).

Tra questi prodotti, ce ne sono attualmente otto coperti dalla ricerca qualitativa di Morningstar. Tutti ricevono un giudizio positivo: in sei casi un Analyst Rating pari a Gold - il massimo -, in un caso Silver e in un altro Bronze. Ciò significa, in sostanza, che gli analisti di Morningstar ritengono che questi prodotti possano far meglio della media dei propri concorrenti di categoria (compresi i fondi gestiti in maniera attiva) su di un ciclo di mercato completo.

 

ETF che replicano lo S&P 500 registrati alla vendita in Italia

ETF

Benchmark

Perf. % 1 anno


Spese correnti 

Patrimonio gestito

(Mil. EURo)

iShares Core S&P 500 ETF USD Acc

S&P 500 NR USD

3,13

0,07

21.835,32

iShares S&P 500 ETF USD Dist

S&P 500 NR USD

3,12

0,07

6.788,58

Lyxor S&P 500 ETF D USD

S&P 500 NR USD

1,11

0,15

5.314,31

Amundi ETF S&P 500 EUR C

S&P 500 NR EUR

0,97

0,15

2.947,77

X S&P 500 Swap ETF 1C

S&P 500 NR USD

3,15

0,15

2.709,60

HSBC S&P 500 ETF

S&P 500 NR USD

2,82

0,09

2.622,24

SPDR® S&P 500 ETF

S&P 500 NR USD

3,47

0,09

2.381,64

BNPP Easy S&P 500 ETF C USD

S&P 500 NR USD

3,21

0,15

2.230,01

Source S&P 500 ETF

S&P 500 NR USD

-0,13

0,05

2.183,46

iShares Edge S&P 500 Min Vol ETF USD Acc

S&P 500 Minimum Volatility NR USD

-1,34

0,20

1.018,84

X S&P 500 Equal Weight ETF 1C

S&P 500 Equal Weighted NR USD

-0,06

0,25

505,73

UBS ETF S&P 500 USD A dis

S&P 500 NR USD

3,09

0,12

316,66

UBS ETF S&P 500 SF USD A acc

S&P 500 NR USD

3,07

0,22

148,83

Amundi IS S&P 500 Buyback ETF-C USD

S&P 500 Buyback NR USD

3,79

0,15

56,28

PowerShares S&P 500 QVM ETF USD Inc

S&P 500 Qua, Val & Mom M-F NR USD

 

0,35

4,97

Fonte: Morningstar Direct, dati in euro al 12 marzo 2018.