2019, un anno positivo per il private banking

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Antonella Massari, segretaria generale, AIPB

Secondo i dati ufficiali presentati oggi da AIPB a consuntivo dell’anno 2019 consolidano la crescita della quota di mercato dell’industria Private a cui è affidata il 28% delle attività  finanziarie investibili delle famiglie italiane. Sale quindi di oltre un punto percentuale (1,3%) rispetto all’anno precedente la quota di mercato delle strutture di Private Banking.

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Fonte: AIPB, Associazione Italiana Private Banking. Dati al 31 dicembre 2019.

A livello di masse l’industria Private chiude il 2019 con 884 miliardi di euro in gestione registrando una crescita più ampia e veloce rispetto agli altri operatori del sistema (+11% vs +4,1% degli altri canali) e mostrando che con una gestione personalizzata e dinamica dei patrimoni ha saputo attrarre nuovi clienti (+4% di raccolta netta) e offrire redditività ai portafogli (+ 7% di rivalutazione).

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Fonte: AIPB, Associazione Italiana Private Banking. Dati al 31 dicembre 2019.

Il costante sviluppo del settore è inoltre attestato dall’incremento del numero dei suoi professionisti, cresciuti del 7% e in modo progressivo nel corso degli ultimi quattro anni, nell’ottica di offrire sempre migliori servizi e presidi sulle aree con una maggiore concentrazione di ricchezza.

“Il 2019 è stato un anno positivo e di crescita sia per il Private banking che per la nostra associazione. L’industria del Private banking gestisce oltre 880 miliardi di euro, quasi un terzo delle attività finanziarie investibili delle famiglie italiane”, commenta Paolo Langè, presidente di AIPB. “E siamo consapevoli di poter ricoprire un ruolo importante anche per la ripresa del Paese nel post Covid-19 perché oggi più che mai una corretta gestione del risparmio delle famiglie Private è fondamentale e può rappresentare una leva significativa per il finanziamento dell’economia reale e in particolare per il sostegno e lo sviluppo di tutte le nostre eccellenze imprenditoriali, Pmi in primis”.

È inevitabile però che il quadro macroeconomico attuale influisca in maniera rilevante anche sull’andamento dell’Industria Private. Siamo usciti dal 2019 indeboliti dal punto di vista della crescita economica del Paese e con la crisi pandemica di oggi si aggrava profondamente una situazione già difficile. In questa fase, dove l'emergenza sanitaria sembra sotto controllo, l'incertezza sulle tempistiche e la modalità di ripartenza è ancora molto elevata. La riduzione del Pil italiano colpirà in maniera più intensa alcuni settori rispetto ad altri. Gli effetti risulteranno amplificati nelle regioni del nord, aree altamente sviluppate e dove si concentrano le attività finanziarie delle famiglie Private.

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Fonte: AIPB, Associazione Italiana Private Banking. Dati al 31 dicembre 2019.

In questa prima fase dell’emergenza solo lo Stato può intervenire in maniera significativa per assicurare la liquidità necessaria alle Pmi italiane, da un lato garantendo i crediti bancari, dall’altro rendendo disponibili risorse a fondo perduto. Fondamentale sarà il ruolo del sistema bancario che dovrà fornire, nel minor tempo possibile, i finanziamenti garantiti dallo Stato alle imprese. Con il graduale riavvio della ripresa, le imprese avranno bisogno di maggiori capitali per sostenere sviluppo e competitività, specialmente le Pmi.

Questo clima di incertezza peserà anche sulle scelte d’investimento delle famiglie determinando almeno inizialmente una temporanea preferenza in generale per la liquidità e per prodotti di investimento a basso rischio. “Superata l’emergenza liquidità il contributo del risparmio privato sarà infatti necessario per finanziare progetti di crescita e ristrutturazione industriali ma anche per finanziare il crescente fabbisogno pubblico", ricorda Antonella Massari, segretario generale dell’associazione. "Come evidenziato di recente da esperti banchieri ed economisti, esiste spazio nell’impiego del risparmio delle famiglie per una maggiore quota di titoli di stato italiani, in presenza di sgravi fiscali e destinazione economica, che ne favoriscano il collocamento". 

I portafogli delle famiglie Private, ad esempio, con un peso dei titoli governativi italiani sul totale inferiore al 5%, possono offrire spazi importanti per nuove emissioni della Repubblica Italiana di lungo periodo (25/30 anni,) consentendo il trasferimento alle generazioni future non solo di un debito pubblico imponente ma anche di una parte di crediti, a memoria del contributo dato alla rinascita economica. A titolo di esempio, nello scenario atteso di emissioni di titoli pubblici a tassi contenuti e con basso rischio grazie agli acquisti garantiti dalla BCE, il collocamento, eventualmente una tantum, di restart bonds o generational bonds, ossia titoli di Stato Italiani a lunghissimo termine può essere favorito da un regime fiscale con esenzione dell’imposta di bollo, delle imposte su successioni, donazioni, cedole e capital gain a beneficio dei residenti in Italia, vincolato ad un determinato periodo di mantenimento.

"Assieme a un maggiore peso dei titoli pubblici rimane importante rivolgere l’attenzione ad investimenti diretti nell’economia reale con strumenti non quotati sui mercati regolamentati ma al momento di difficile accesso agli investitori individuali", ricorda il segretario generale. "Un impulso a questo sviluppo potrebbe venire dalla proposta ipotizzata dalla Commissione Europea, di istituire una categoria di ‘investitori semi-professionali’ che auspichiamo possa comprendere le famiglie che pur mostrando un approccio all’investimento piuttosto tradizionale e non disponendo necessariamente di competenze finanziarie evolute, hanno elevate disponibilità finanziarie (superiori a 500 mila euro) e obiettivi di ampia diversificazione del proprio portafoglio, che soddisfano avvalendosi di un servizio di consulenza finanziaria o gestione patrimoniale per i quali sono disposti a pagare una parcella professionale”.

L’ampliamento degli strumenti finanziari accessibili a questa classe di clientela condurrebbe quindi a un miglioramento del processo di avvicinamento degli investitori individuali verso finanziamenti a favore delle Pmi e delle infrastrutture. In questo senso, il potenziamento di iniziative già sperimentate con successo nell’ambito dei PIR potrebbe costituire la chiave di volta per l’avvicinamento del risparmio degli italiani, in particolare dei clienti Private, all’economia reale.

“La normativa sui cosiddetti Eltif (European Long Term Investment Funds), già presenti da tempo sul mercato europeo potrebbe costituire la base di partenza per lo sviluppo definitivo del finanziamento a medio lungo termine delle aziende del Paese attraverso il contributo diretto degli investitori privati. Per fare il salto di qualità, però, occorre alzare i limiti di investimento per l’accesso ai benefici fiscali, altrimenti ininfluenti per una clientela di tipo Private. In quest’ambito sarà comunque necessario procedere con cautela, rafforzare competenze e capacità di analisi in uno scenario diventato ancora più complesso da prevedere dove si rende ancora più evidente la necessità di un’assistenza professionale", conclude Antonella Massari.