Via libera alla nuova voluntary disclosure

tiziakaya
foto: autor tiziakaya, Flickr, creative commons

Approvato dal Governo italiano il primo programma di voluntary disclosure che consente ai contribuenti italiani, persone fisiche, società, trust e altri enti non commerciali di dichiarare le attività e i fondi illecitamente detenuti in l'Italia o all’estero. Il disegno di legge sull’emersione dei capitali è legge, dopo quasi un anno dalla pubblicazione del primo decreto per permettere il rimpatrio dei capitali occultati all’estero voluto dal governo Letta, giovedì scorso il Senato ha dato il via libera alla nuova voluntary disclosure. La premessa obbligatoria però è che la tempistica di approvazione della nuova legge non è casuale. Il governo ha molto spinto per il via libera entro la fine dell’anno perché era proprio questo il termine dato da molte banche straniere (a partire da quelle svizzere e lussemburghesi) ai clienti per mettersi in regola con i Paesi di origine, pena dover chiudere i conti.

Una mossa partita da non certo dalla buona volontà delle riservatissime banche svizzere (e non solo), ma legata all’ondata di lotta ai paradisi fiscali partita dagli Stati Uniti e fatta propria dall’OCSE e di recente anche dall’Europa, che sotto la presidenza italiana ha approvato l'accordo sullo scambio automatico di informazioni, che entrerà in vigore a partire dal 2016. Il senso è che, a meno di scegliere mete particolarmente lontane e esotiche ma non sempre altrettanto sicure, difficilmente si riuscirà al Fisco. Inoltre, nella nuova voluntary è stato introdotto anche il reato di autoriciclaggio, che prevede pene molto severe (fino a otto anni di reclusione). Secondo Giulia Cipollini, avvocato e responsabile della practice Tax di Withers, “il programma di voluntary disclosure adotta un approccio particolarmente persuasivo in relazione ai soggetti che possono parteciparvi. Sono previsti grandi rientri di capitale, fino a 1,5 miliardi di euro, di cui la maggior parte delle banche svizzere. E infatti ci si attende a breve anche l’ingresso ufficiale dalla Svizzera dai Paesi collaborativi ai fini dello scambio automatico delle informazioni con l’Italia. L’Italia ha chiesto (rectius imposto) alla Svizzera di avviare la procedura per modificare il Trattato contro le doppie imposizioni siglato con l'Italia entro 60 giorni, in modo che la Svizzera non sia più un Paese c.d. black list”.

Chi sceglie di attivare la procedura di disclosure prima del 30 settembre 2015 sarà escluso dal procedimento penale per i principali reati fiscali, tra cui il nuovo reato di autoriciclaggio. “I contribuenti che detengono attività non dichiarate, o comunque da regolarizzare, sono consigliati di valutare la propria posizione e la potenziale applicazione delle sanzioni e punibilità penale, ma è decisamente raccomandabile l'adesione alla procedura. A tale proposito una scadenza da valutare attentamente è la regolarizzazione della dichiarazione dei redditi per quanto riguarda il quadro RW sul monitoraggio già entro il 31 dicembre 2014, così da sanare tale annualità con il pagamento di soli 258 euro di sanzione in misura fissa. Una occasione che in molti non si vorranno far scappare”.