Un’impennata delle turbolenze per l’anno nuovo

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Dove investire nel 2015? Non si può certo dire che l’anno sia iniziato nel migliore dei modi. I soliti problemi “politici” della Grecia hanno immediatamente causato una discreta correzione dei mercati europei, con l’aggravante che – questa volta -  anche il Giappone e gli Stati Uniti si sono uniti al coro dei ribassi. Il mese scorso chiudevamo l’analisi mensile suggerendo di non abbandonare gli strumenti di protezione come dollaro, put option su indici e oro (che infatti in questi giorni si stanno rivelando estremamente utili), così come potrebbe risultare interessante (per gli investitori più esperti) impiegare opzioni call sull’indice VIX (che misura la volatilità), poichè ci sono tutti i presupposti per aspettarsi un’impennata delle turbolenze per l’anno nuovo. Temo infatti che potremmo vivere un 2015 molto caotico sui mercati finanziari.

Come già sostenuto in tempi non sospetti, ci aspettiamo l’avvio del programma di alleggerimento monetario da parte della BCE, anche se Jens Weidmann non perde occasione di ribadire la posizione della Germania criticando le possibilità offerte dal Quantitative Easing e invitando Francoforte a non cedere alle pressioni dei mercati. Sostiene infatti il presidente della Deutsche Bundesbank che, se i prezzi del petrolio dovessero rimanere bassi per un certo periodo di tempo, l’inflazione ai minimi termini aiuterà l’economia a riprendersi più rapidamente del previsto. Che l'inflazione sia ormai sotto terra non vi è più alcun dubbio, sul resto invece i pareri sono discordi. Auguriamoci che Draghi riesca in ogni caso nel suo intento , considerando poi che nel 2015 cambieranno i governi non solo in Grecia, ma anche in Spagna e Inghilterra, fra spinte populistiche anti-austerity ed euroscettici.

Pur tuttavia, considerando che a questo punto ottenere buoni risultati dal mercato obbligazionario governativo europeo potrebbe rivelarsi alquanto improbabile (a meno che non si pensi che i tassi tedeschi vadano allo 0,1 percento), se si ha fiducia nell'operato della nostra banca centrale, si dovrebbero tenere in portafoglio alcuni titoli azionari  europei, ben selezionati . Sia attraverso fondi  azionari a gestione attiva (per i più temerari), che fondi long short, che dopo aver sofferto (alcuni per lo meno) lo scorso anno, potrebbero trovare un ambiente più favorevole nei prossimi mesi. E’ presumibile infatti che i listini giapponesi e americani possano richiedere una pausa di consolidamento.  In generale però,  non andrei a modificare di molto l'attuale asset allocation, se non per il fatto che , per le ragioni già espresse, mi sembra opportuno ora equipesare l'azionario europeo a quello nipponico e statunitense, pur mantenendo le forme di protezione che elencavo precedentemente.

Confermiamo l’opportunità di conservare ancora in portafoglio dollari americani, in quanto riteniamo che l’euro continuerà a deprezzarsi nei confronti del biglietto verde sino a quando la politica monetaria europea sarà espansiva e non vi saranno reali segni di ripresa. La velocità e l’ampiezza del deprezzamento dipenderanno dall’aggressività della FED nell’aumento dei tassi di interesse. A livello di debito governativo, consigliamo di mantenere TIPS (Treasury Inflation-Protected Securities) inglesi e ridurre quelli americani. Nel Regno Unito dovrebbe infatti proseguire la stagione degli interessi reali negativi, che aiuta a bruciare debito, fatto che invece negli Stati Uniti potrebbe non essere altrettanto certo.

Dove non mettere i soldi, invece? Certamente non sulle obbligazioni dei Paesi emergenti, poichè il rischio non è remunerato (in vista anche della prossima stretta della Fed) come invece avviene nei mercati frontier, che, pur essendo meno liquidi, continuano ad avere un ottimo carry intorno al 10-11%.