Tre avvertenze per gli investitori sul 2016

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foto flickr: Jeff Djevdet, creative commons

Il comportamento registrato ultimamente dalle diverse asset class potrebbe indurre l'investitore a farsi qualche illusione di troppo rispetto al futuro. Secondo Didier Saint-Georges, membro del settore investimenti di Carmignac, a volte gli investitori sono prigionieri delle loro abitudini. Pesa rinunciare alle strategie che hanno funzionato bene e a lungo. Eppure in realtà non è sempre così. "In questo momento siamo convinti che ci sia un motivo per mettere in dubbio le tendenze di mercato degli ultimi sette anni", afferma l'esperto. Ci sono tre idee, secondo gli analisti, che gli investitori dovrebbero togliersi dalla testa: tre avvertenze per il prossimo anno.

#1: Pensare che visto che la volatilità è stata bassa negli ultimi anni si manterrà bassa anche nei prossimi. Quel che è certo è che quest'anno abbiamo assistito a importanti episodi di volatilità. "Primo la volatilità è stata attribuita alla crisi del debito greco, dopo alla crisi cinese, poi all'ultimo discorso di Janet Yellen... Quello che avremo nel corso del 2016 sarà una volatilità simile a quella del 2015", dicono da Fidelity. Ci troviamo in una situazione di bassi tassi d'interesse che resteranno tali per molto tempo e questo perché c'è troppo denaro in cerca di troppe poche opportunità. In altre parole, l'offerta di denaro è in eccesso e la domanda insufficiente.

"I tassi d'interesse bassi hanno invogliato gli attori del mercato ad accumulare più debito, cosa che probabilmente potrebbe rendere insostenibile la crescita economica generata", assicura Aron Pataki, gestore di Newton, filiale di BNY Mellon. "È difficile sapere quali siano le conseguenze ultime dei bassi tassi d'interesse, ma è molto probabile vederne l'impatto amplificato da un aumento della leva finanziaria e da un disallineamento pericoloso tra gli asset di rischio e i titoli di tali attività rischiose. Questo porterà volatilità anche in aree inaspettate", dice. La minore crescita economica, l'effettività delle banche centrale e la leva finanziaria che ancora deve arrivare sono fattori che potrebbero portare ad un aumento della volatilità. 

#2: Credere in un continuo ritorno. Per Pioneer Investments, il ritorno annualizzato generato tra il 1985 e il 2015 da un portafoglio tradizionale equilibrato (50% Treasuries USA e 50% azionario statunitense) è stato del 7,9%. In pratica la metà di questo rendimento è arrivata dalla parte azionaria (crescita del BPA ed espansione di multipli). L'altra metà è stata generata dall'obbligazionario (carry e comprensione degli spread). L'attuale contesto di mercato però ci dice che ottenere questo stesso rendimento è molto difficile. In questo senso, gli esperti della SGR calcolano che il ritorno annualizzato di questo stesso portafoglio tradizionale equilibrato si aggirerebbe al 4%. La forbice potrebbe essere di 400 bps. 

#3: Pensare che il rendimento segua una distribuzione normale. "Gli eventi straordinari pesano più frequentemente del previsto" dicono da Pioneer Investments. "Da una parte i ritorni reali si concentrano intorno alla mediana. Hanno picchi più alti. I rendimenti reali hanno code più grosse che quelle ottenute con una distribuzione normale. Dall'altra parte le implicazioni sono rilevanti: i cosiddetti eventi estremi sono più frequenti del previsto. Ad esempio: negli ultimi cinque anni l'indice MSCI World è crollato di un 3% o più in almeno quattro occasioni. Questo si traduce in venticinque volte il valore del suo effetto teorico previsto da una distribuzione normale dei rendimenti", afferma dalla SGR.