Russia, il peggio non è arrivato ma il bottom non è lontano

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foto flickr: neiljs, creative commons

Che l'economia russa sia in difficoltà è un dato di fatto. Da un lato Obama ha minacciato nuove sanzioni durante il vertice del G7, dall'altro l'intensità degli scontri militari nell'Ucraina dell'est aumenta, in barba alla tregua ancora ufficialmente valida. A maggio le obbligazioni russe sono rimaste stabili e la performance è determinata dal rublo. Il mercato azionario, poi, ha ceduto in linea con il prezzo del petrolio. L'economia ha subito una contrazione del 2.2% nel primo trimestre dell’anno, con i consumi e gli investimenti particolarmente colpiti. Nel secondo trimestre poi, secondo i dati della Banca centrale, la crescita è ulteriormente peggiorata con una proiezione di contrazione nel 2015 da parte del 3.2%.

"I dati sono negativi (ma decisamente migliori delle aspettative) e questo non deve sorprendere", spiegano l'ad Giovanni Brambilla e il gestore Giovanni Buffa di AcomeA SGR. "Circa il 20% del Pil deriva infatti dal settore energetico e quest’ultimo costituisce la fonte primaria di ricavi dell’amministrazione pubblica. Le tensioni in Ucraina, il tracollo del prezzo del petrolio e le sanzioni occidentali non hanno di certo aiutato la situazione. Tuttavia, il recente rimbalzo del greggio e il recupero del rublo da livelli di pre-default stanno dando buoni segnali di stabilizzazione economica".

D'altronde il il governo russo ha accelerato sul fronte della spesa fiscale, sostenendo l’economia con investimenti nel settore della difesa e delle infrastrutture. "ll peggio in termini di crescita non è forse arrivato ma il bottom non è, riteniamo, molto lontano", continuano i due manager. "Ad aiutare ad assorbire lo shock ha contribuito il deprezzamento del rublo che ha rilanciato il settore export, ridotto all’osso le importazioni ed aumentato le entrate fiscali del governo. Ad essere penalizzato è stato chiaramente il consumo domestico con l’inflazione che per l’anno in corso è prevista al 15% (prima di tornare a livelli più accettabili del 7.2% a partire dal 2016) e il forte decremento dei salari reali".

Ma la situazione della Russia non è certo paragonabile a quella del default del 1997: "la bilancia dei pagamenti è fortemente positiva, il debito pubblico è basso e il deficit è sotto controllo. Putin, che ha dichiarato che un rublo debole aiuta lo sviluppo delle industrie locali, punta per il futuro proprio su queste ultime per soppiantare le importazioni estere. Questo da un lato è positivo ma dall’altro priva il Paese delle tecnologie necessarie per migliorare la produttività proprio nei settori chiave dell’economia, oltre a rendere lo sfruttamento dello shale gas/oil ed artico problematico".
"Nonostante questo - concludono Brambilla e Buffa - viste le valutazioni di borsa a prezzi stracciati manterremo i nostri investimenti proprio in quei settori che dovrebbero beneficiare della debolezza del rublo e sul settore delle utilities e finanziario che ai prezzi di oggi offrono interessanti opportunità nel medio lungo periodo".