Parola d'ordine: riposizionamento. Cosa prevedono gli investitori istituzionali

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Steve Snodgrass, Flickr, Creative Commons

Gli investitori istituzionali di tutto il mondo prevedono più cambiamenti nell’asset allocation nei prossimi uno o due anni rispetto al 2012 e al 2014, stando a quanto rivela l’ultima edizione del Fidelity Global Institutional Investor Survey. Il sondaggio, che ha raccolto le opinioni di 933 entità in 25 Paesi, ha rivelato che i principali cambiamenti previsti riguarderanno gli investimenti alternativi, l’obbligazionario domestico e altri asset monetari. A livello globale, il 72% degli investitori istituzionali intervistati afferma che aumenterà la propria esposizione agli investimenti alternativi illiquidi nel 2017 en el 2018, mentre il 64% investirà maggiormente nell’obbligazionario domestico, il 55% in asset monetari e il 42% in investimenti alternativi liquidi.

Le principali preoccupazioni degli investitori istituzionali...

In generale, lo scenario di bassi rendimenti (28%) e la volatilità del mercato (27%) sono i fattori che preoccupano maggiormente gli investitori istituzionali. Un dato che si è aggravata dal 2010, quando solo il 25% e il 22% degli intervistati aveva citato questi due fattori.

Il sondaggio rivela che le preoccupazioni legate all’investimento cambiano a seconda dell'entità. A livello globale, i fondi di investimento statali (46%), i fondi di pensione pubblica (31%), le assicurazioni (25%) e le fondazioni (22%) sono le entità più spaventate dalla volatilità del mercato. Tuttavia, uno scenario di bassi rendimenti è quello che preoccupa maggiormente i fondi pensione del settore privato (38%).

...che non perdono comunque la fiducia

Nonostante le preoccupazioni, la quasi totalità degli investitori istituzionali intervistati (96%) crede che sia possibile continuare a generare alfa rispetto ai singoli indici di riferimento per raggiungere i propri obiettivi di crescita. La maggior parte degli intervistati (56%) sostiene che la crescita, nei suoi due aspetti di rivalutazione del capitale e capitalizzazione, rimane l’obiettivo d’investimento principale (un dato simile al 2014, quando la percentuale era del 52%).

Nel complesso, gli investitori istituzionali si sono dati come obiettivo quello di ottenere un tasso di rendimento richiesto di circa il 6%. Al di sopra di questa cifra, sperano di generare un 2% di alfa ogni anno, ottenendo circa la metà di quel rendimento superiore nei prossimi tre anni, attraverso decisioni a breve termine fondate su elementi come la miglior performance relativa dei singoli gestori e l’asset allocation tattica.

Migliorare il processo decisionale d’investimento

La metà degli investitori istituzionali di Europa e Asia (46%) ha cambiato il proprio approccio di investimento negli ultimi tre anni mentre in America la cifra è leggermente più bassa (11%). Tra gli investitori istituzionali intervistati, l’atteggiamento più frequente è stato di incrementare il numero di fonti di dati (quantitativi e qualitativi) nel processo decisionale.

Per quanto riguarda i dati qualitativi, almeno l’85% degli intervistati ha affermato che le sensazioni dei membri del consiglio di amministrazione (90%), la dinamica del CdA (94%) e la trasmissione di informazioni (86%) hanno una certa influenza sulle decisioni di asset allocation e circa un terzo ha affermato che questi fattori sono particolarmente determinanti.