Private banking in ascesa, ai primi tre operatori il 35,2% del mercato

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foto: autor John Lord, Flickr, creative commons

Il private banking italiano sta vivendo una trasformazione. E, in controtendenza con l’andamento del Paese, sta crescendo. Il totale di asset in gestione da parte dei 253 player analizzati da Magstat al 31 dicembre 2015 è di 864,8 miliardi di euro, spalmati su 906.630 clienti, in crescita del 15% rispetto ai 751 miliardi del 2014. Secondo il presidente Marco Mazzoni, “il patrimonio detenuto dagli operatori che offrono servizi di private banking e di family office in Italia è passato da 578 miliardi di fine 2011 a 864,8 miliardi di fine 2015, con un aumento di 286,8 miliardi in cinque anni”. E aggiunge: “se si stima che il mercato italiano del private banking e dei family office valga complessivamente 1.090 miliardi, la quota non ancora raggiunta dai servizi di private banking è pari al 20,7%, 225 miliardi, che si discosta di molto dalla percentuale raggiunta l’anno scorso, il 24,1%”.

Andando più nel dettaglio, 793,4 miliardi (pari al 91,7% del mercato servito), in aumento del 15,4% sul 2014, sono nelle mani di 120 operatori finanziari specializzati nel private banking (di cui 24 esteri per masse pari a 117,8 miliardi) con 14.491 private banker distribuiti in 2.395 filiali e 889.930 clienti. Altri 71,4 miliardi (pari all’8,3% del mercato servito), +11,5%, appartengono a 133 family office dove lavorano 582 family officer per 16.700 clienti. Da cosa dipende questo incremento? “I motivi vanno ricercati soprattutto nei cambiamenti messi in campo da alcuni competitor”, spiega Mazzoni. E il mercato italiano è in grande movimento. A cominciare da Intesa Sanpaolo che ha costituito una nuova realtà del mondo private, la Fideuram-Intesa Sanpaolo Private Banking. Lo stesso è avvenuto per Deutsche Bank che dal 2015 comprende DB Private Banking Asset & Wealth Management e Finanza & Futuro Private Advisory. Questo ha permesso anche l’entrata di Banca Generali pb e di Finecobank wm nella classifica dei primi dieci operatori per masse.

La classifica dei primi dieci vede al vertice Fideuram-Intesa Sanpaolo pb con 138,7 miliardi, seguita da Unicredit pb con 133,6 miliardi e Ubi Private & Corporate Unity con 33,2 miliardi. “Gli asset gestiti dai primi tre operatori corrispondono al 35,2% del mercato, nel 2014 era il 28,9%. E in termini assoluti le masse sono passate da 217 miliardi di fine 2014 a 305,5 miliardi di fine 2015”, continua Mazzoni. La performance dei primi tre gruppi ha quindi registrato un deciso aumento. Al quarto posto si trova Banca Aletti (Gruppo Banco Popolare) con 32,6 miliardi seguita da Bnl Bnp Paribas con 31,7 miliardi.

I primi cinque operatori finanziari attivi nel private banking hanno una quota del mercato pari al 42,7%, in crescita di 15 punti percentuali rispetto al 37,2% dello scorso anno. Sesta è Ubs Italia (29,4 miliardi), poi Deutsche Bank (25 miliardi) e Banca Generali pb (25 miliardi), Mps pb (24 miliardi) e Fineco wm (20,2 miliardi). Questi primi dieci coprono il 57% del mercato con 493,5 miliardi (contro i 385,7 miliardi dello scorso anno), in aumento dell’11% (la quota di mercato è salita dal 51,3 al 57%). Intanto si è rafforzato anche il gruppo Mediobanca con l’acquisizione in agosto di Barclays Italia da parte della controllata CheBanca!. E, a novembre, il gruppo ha rilevato il 50% di Banca Esperia, ancora nelle mani di Mediolanum, diventando l’unico azionista. Senza dimenticare Lombard Odier che ha debuttato nel mercato italiano del private banking a ottobre.