Primo trimestre 2017: cosa dicono i mercati globali?

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Santiago Nicolau, Flickr, Creative Commons

Il primo trimestre dell’anno è ormai alle spalle e i segnali giunti dai principali mercati azionari del mondo sono piuttosto incoraggianti. Questi, infatti, hanno chiuso la prima fase dell’anno con performance superiori ai 5 punti percentuali. Menzione speciale per gli emergenti che mettono a segno un +7,9% e si distinguono anche nel reddito fisso registrando un 3,9%. Un dato, quest’ultimo, che come ricorda Alberto Zorzi, VDG responsabile direzione investimenti di Arca Fondi SGR, “riflette la discesa di circa 30 bps negli spread di quest’asset class”. Segno negativo, invece, per l’obbligazionario europeo (-1,5%) la cui performance è dovuta a un “effetto combinato di una marginale risalita dei rendimenti a lungo termine e all’allargamento degli spread nella periferia europea”.

L’ultimo messaggio delle Bance centrali

Riflettori puntati negli scorsi mesi sulle riunioni delle principali Banche centrali, i cui meeting non hanno rivelato particolari novità. L’aumento di un quarto di punto sui tassi di riferimento stabilito dalla Fed è stato recepito senza problemi dai mercati che, dopo i rialzi dello scorso dicembre, “si erano inizialmente posizionati per un rialzo prima dell’estate ma, visti i dati macroeconomici positivi, hanno ricalibrato le proprie aspettative su marzo”. Nel corso dell’anno ci aspetteranno probabilmente altri due aumenti, con un target di medio periodo espresso dalla Fed che rimane invariato al 3%. Come ricorda Zorzi, “la Fed non ha avviato un ciclo di rialzi per raffreddare un’economia surriscaldata” ma sono stati i dati macroeconomici a cosentire una graduale uscita delle politiche eccezionali cui assistiamo dal 2008.

Sull’altro versante dell’oceano, la BCE ha confermato tutte le misure attualmente esistenti (tassi negativi sulle riserve bancarie e acquisto di titoli sul mercato a un ritmo di 60 miliardi al mese da aprile). L’istituzione monetaria ha rassicurato sui rischi di deflazione, ormai svaniti, ricordando che le economie europee stanno crescendo in modo omogeneo come non accadeva da tempo e che le operazioni di rifinanziamento dello scorso 23 marzo saranno le ultime di questo tipo. Il messaggio di normalizzazione emerso va tuttavia inteso come realizzabile in tempi molto lunghi. A dimostrarlo, ricorda Zorzi, è il rendimento dei titoli di Stato italiani a due anni, ancora sotto lo 0.

Di fronte a questo scenario, il consiglio dell’esperto è di calibrare i propri investimenti in base al proprio orizzonte temporale, scegliendo portafogli diversificati con componenti significative in titoli non governativi e saper cogliere le opportunità che il quadro normativo attuale mette a disposizione, come sta accadendo per i PIR, i Piani Individuali di Risparmio, la grande novità di quest’anno sul panorama italiano degli investimenti.  

Fonte dei dati citati nell’articolo: Bloomberg, 31/0/2017