Npl, chi se la passa peggio?

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Curran Kelleher, Flickr, Creative Commons

‘The place to be’. Così PwC ha intitolato il suo report sullo stato del mercato italiano dei Npl. Questo perché, sebbene il volume complessivo di Npl sia sceso a fine 2016, raggiungendo i 324 miliardi di euro (dai 341 dell’esercizio precedente), rimane ancora il livello più alto in Europa.

Nello specifico, i gross bad loans (circa il 62% del totale Npl) sono rimasti stabili nel 2016, attestandosi a 200 miliardi a fine anno, mentre i valori netti ammontano a 87 miliardi (in diminuzione di 2 miliardi rispetto a fine 2015), con il bad loan coverage ratio che migliora di un punto percentuale pari al 56,5% a fine 2016. I segmenti dei crediti unlikely to pay e past due sono, invece, diminuiti rispettivamente a 117 miliardi (dai 127 mld a fine 2015) e 7 miliardi (dai 14 mld del 2015). ma anche

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La previsione degli analisti dell’entità è che nel 2017 i volumi delle transazioni Npl potrebbero superare i 60 miliardi, visto il momento topico che sta vivendo il mercato, caratterizzato dalle “operazioni straordinarie di ristrutturazione cui stiamo assistendo, come le recentissime disposizioni urgenti per la liquidazione di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, e i piani strategici di deleverage che riguardano i portafogli di Npl delle banche maggiori”, come ricorda Pier Paolo Masenza, financial services deals leader di PwC.

Transazioni che non interesseranno solo i portafogli di bad loans ma anche altre tipologie di non performing loans, tra cui il segmento degli unlikely to pay (inadempienze probabili). In più, arriveranno sul mercato portafogli focalizzati su segmenti specifici, tra cui posizioni con sottostanti misti, performing e deteriorati ed iniziative di sviluppo immobiliare.

Banche in fase di ristrutturazione

Le banche con i più alti coefficienti di Npl sono da tempo in una fase di ristrutturazione importante che produrrà un impatto profondo sul panorama bancario italiano. Lo dimostrano gli eventi che si sono susseguiti negli ultimi mesi come la cessione da UCI di 17,7 miliardi a due veicoli costituti rispettivamente da Fortress Investment Group e Pimco, con una quota di minoranza mantenuta dall’istituto cedente. Ma anche la cessione di un portafoglio Npl misto garantito/chirografario di 2,5 miliardi da parte di Intesa Sanpaolo al fondo CRC, e uno di 750 milioni di Banco BPM ad Algebris.

Nel maggio 2017, poi, UBI ha acquisito tre prestatori regionali (Banca Marche, BPEL e CariChieti) mentre qualche mese prima BPER aveva acquistato CariFerrara, dopo il loro salvataggio nel 2015 da parte delle autorità italiane e la vendita dei loro Npl alla Bad Bank REV (10,3 mld) nel 2015 e al Fondo Atlante (2,2 mld) nel 2017.

Il decreto emesso dal Governo il 25 giugno ha disposto che le esposizioni deteriorate di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca (cumulativamente pari a 16,8 miliardi a fine 2016) saranno cedute alla Bad Bank pubblica SGA che provvederà poi alla loro liquidazione. Vi è poi lo stock di Npl (10,3 mld) delle ‘quattro banche’ ceduti nel 2015 alla bad bank REV, che potrebbero trovare investitori nel mercato già durante questo anno.

Banco BPM ha, inoltre, in fieri la cessione di un portafoglio Npl unsecured di debitori del segmento PMI per un ammontare di 2 miliardi. Anche Carige dovrebbe nel 2017 liquidare parte delle sue esposizioni in sofferenza, attualmente pari a 3,7 miliardi. Recentissima, infine, è la notizia di quella che sarà la più grande cessione mai verificatasi in Europa: ovvero, quella che riguarda il portafoglio di Npl di MPS che ammonta a 28,6 miliardi (di cui 26,1 passeranno al Fondo Atlante).

Per quanto rigurda le entità bancarie che presentano più sofferenze in pancia, stando ai dati del report di PwC, al primo posto si piazza Intesa Sanpaolo (14,9 mld), seguita da Unicredit (13,6 mld), MPS (10,4 mld), Banco Bpm (7,8 mld), Ubi (4 mld), Vento Banca e BpVi (3,5 mld), Bnl (3,2 mld), Bper (3 mld), Cariparma (1,2 mld) e Credem (0,3 mld).