ETF Smart Beta, primi in Europa

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Gli ETF piacciono sempre di più. Il segmento ETFPlus di Borsa Italiana ha segnato nel 2015 il nuovo massimo storico dei controvalori scambiati, 104 miliardi, il 41,5% in più rispetto al 2014, mentre i flussi netti complessivi delle tre tipologie (fondi passivi quotati, strumenti quotati che replicano l’andamento di materie prime e strumenti quotati che replicano l’andamento di indici) hanno raggiunto i 10,4 miliardi, con un incremento del 23% E, nel solo primo trimestre 2016, in totale sono 112 i fondi aperti quotati sul mercato ETFplus, (leggi qui per saperne di più).Negli Stati Uniti i numeri sono molto più alti ma, a fare la differenza, è che oltreoceano gli ETF sono entrati massicciamente nei portafogli dei risparmiatori al dettaglio (si stima che detengano il 45% del patrimonio complessivo), mentre in Europa a utilizzare gli ETF sono quasi prevalentemente gli investitori istituzionali, la clientela al dettaglio pesa solo per il 15-20%.

In Italia il quadro è ancor più variegato. Dal lato della domanda, “non è il cliente finale a richiedere uno specifico prodotto, ma il collocatore che lo spinge. In termini di offerta, il canale distributivo (fatto di sportelli bancari e reti) è remunerato attraverso la retrocessione di commissioni e uno dei punti di forza degli ETF è proprio il fatto di avere costi ridotti. Tutto ciò non vuol dire che gli ETF non siano presenti nei portafogli della clientela privata: gestori e reti di vendita sono, infatti, tra i principali investitori istituzionali in Italia. Gli ETF sono impacchettati in altri prodotti: inizialmente erano solo gestioni patrimoniali in fondi, la normativa vieta la retrocessione delle commissioni dei fondi sottostanti in questa attività, nell’ultimo anno si sono aggiunti certificate e polizze assicurative unit-linked, tutti prodotti che consentono al collocatore/consulente di gestire l’allocazione di portafoglio e allo stesso tempo di incassare un flusso di commissioni che remuneri questa attività”, continua l’analista.

Una spinta a inserire una maggiore quota di ETF nelle gestioni di portafoglio o negli altri prodotti destinati alla clientela privata potrà venire dalla MiFID II che regolamenta l’attività di consulenza e la trasparenza sui costi a carico del cliente. Tra le strategie, a fare la parte del leone sono gli ETF che adottano strategie smart beta, l’esposizione intelligente al rischio sistematico di mercato. Non c’è la selezione soggettiva e dinamica dei singoli titoli o dei settori dei fondi a gestione attiva, ma l’applicazione meccanica di criteri di ponderazione basati su fattori come i fondamentali di bilancio, i dividendi e, tema di particolare interesse per questo 2016, la volatilità. E nel primo trimestre 2016, gli ETF Smart Beta hanno evidenziato flussi positivi per 2 miliardi di euro con afflussi record su base annuale a febbraio 2016 per 907 mln e un ottimo andamento a marzo con nuovi attivi per 807 mln di euro.

Confronto europeo

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