Mercati emergenti, i gestori sono attendisti

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foto: autor mariusz kluzniak, Flickr, creative commons

La capacità dei più importanti paesi emergenti di ribilanciare le proprie economie in uno scenario di bassa crescita economica è ancora un aspetto sfidante che gli operatori cercano di studiare con attenzione. Da un punto di vista puramente commerciale i paesi esportatori di materie prime come Indonesia, Brasile, Russia e Sud Africa hanno subìto un duro colpo sia per il calo della domanda sia per la discesa dei prezzi. Nella maggior parte dei casi il processo di normalizzazione della politica monetaria negli USA, dopo la chiusura dei programmi di Quantitative Easing, abbinato a specifiche peculiarità di bilancio pubblico, sta spingendo con fatica i governi ad adottare nuove iniziative strutturali/monetarie capaci di ‘raddrizzare’ i conti.

Ma vediamo i Paesi sotto la lente di ingrandimento. Spiega Corrado Caironi, investment strategist di R&CA che “il Brasile si sta dimostrando ancora in difficoltà indebolito da problemi sia interni sia esterni. Il mix in calo di esportazioni delle materie prime che vede prodotti agricoli, energia e metalli, non è riuscito a sostenere la crescita che rimane lontana dal potenziale 4 – 4,5% per posizionarsi tra il 2 – 2,5%, un dato che comunque la terrebbe fuori dalla recessione”. Gli sprechi di bilancio e una sostanziale incapacità di aggiustamenti nella spesa hanno trovato un’inefficiente allocazione dei capitali, una inopportuna rivalutazione del Real e un aumento del tasso di inflazione. Continua: “tuttavia, senza un progetto di riforme più strutturali nel mercato del lavoro, pensioni, carico fiscale e privatizzazione delle infrastrutture, gli operatori finanziari vedono difficile un programma di stimolo alla crescita, rendendo il Brasile una storia ancora meno ‘emozionante’ rispetto ad altri paesi”.

Un altro paese impattato dal calo delle materie prime è stata l’Indonesia. “Rispetto al Brasile la situazione sembra meno preoccupante dal punto di vista economico anche se la crescita del PIL ha visto un ridimensionamento da oltre il 6% verso un canale 4,9 – 5,5%. I maggiori problemi riguardano i flussi internazionali e in modo minore l’economia domestica”, precisa l’esperto. Al centro rimane l’attenzione della banca centrale (Bank Indonesia - BI) che sembra voler abbandonare la sua politica ‘prudente’ a favore di una maggiore flessibilità. “Anche se gli operatori non si aspettano tagli immediati dei tassi di interesse in virtù dei segnali di inflazione ancora elevati, le aspettative sembrano avere una visione migliorativa nei mesi a venire”, conclude.

I mercati finanziari dei paesi emergenti sono in attesa di riforme

Dal punto di vista dei rispettivi mercati finanziari i gestori rimangono ancora prudenti anche se viene comunque meno il tono preoccupato di alcuni trimestri addietro. L’indice Bovespa è attualmente scambiato ad un P/E di 14.7x, uno dei livelli più elevati degli ultimi 17 anni (solo inferiore a quello del 1999 e del 2008-09). Parte di questo è spiegato dall’impatto negativo del deprezzamento del dollaro sui profitti locali (si stima che il deprezzamento del 10% del Real abbia un impatto sui profitti dell’indice Bovespa di 400pts), ma soprattutto dalle aspettative di espansione degli utili nel corso dei prossimi anni. L’attuale posizione degli analisti risulta pertanto neutrale in attesa di maggiori indicatori macro. In Indonesia è il mercato obbligazionario ad avere una maggiore attenzione; davanti a un calo dell’inflazione e attese di una politica meno restrittiva si aprirebbero le porte per un nuovo scenario. Inutile nascondere che lo sforzo maggiore che potrebbe garantire una maggiore attenzione degli investitori è quello relativo alle riforme strutturali che potrebbero ridare competitività alle aziende, maggiore profittabilità ed una ripresa del ciclo economico.