Le dinamiche di asset management in Cina

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foto: autor Dorli Photography, Flickr, creative commons

Negli ultimi 24 mesi le dinamiche della gestione degli asset in Cina sono molto cambiate, "tanto che i gestori che per primi hanno investito nel paese possono ora trovarsi in una situazione di svantaggio per i cambi del contesto normativo", affermano gli esperti di Cerulli Associates. 

La società di analisi nel suo ultimo rapporto esamina le implicazioni delle riforme strutturali intraprese in Cina, tra cui la deregolamentazione dei mercati finanziari, consentendo così la sua apertura agli investitori stranieri. Questa deregolamentazione ha generato una serie di tendenze emergenti, come ad esempio l'approvazione imminente di un accordo di mutuo riconoscimento tra Hong Kong e la Cina o la zona di libero scambio di Shanghai. "I colli di bottiglia della distribuzione si sono ridotti, grazie ad una marea di misure di stimolo introdotte a partire da giugno dello scorso anno", aggiungono gli esperti di Cerulli. Inoltre, evidenziano i progressi sostanziali nello spazio RQFII (investitori istituzionali stranieri qualificati per investire in renminbi), in modo che "ora sembra essere un vero e proprio business, dato che non è più esclusiva dei gestori cinesi".

Nonostante questi primi passi in avanti, la società di analisi ritiene tuttavia che "è troppo presto per sviluppare nel lungo termine l'industria del risparmio gestito in Cina, e non è raro tra le società di gestione approfittino di lacune normative". Ne è un esempio la crescita di trust lanciati da filiali di società di gestione di fondi: dalla comparsa di questa nuova strategia, il suo valore si è moltiplicato per 500, fino a raggiungere  la cifra di 1,6 miliardi di renminbi.

Inoltre affermano che "il vuoto normativo non dura a lungo in Cina", e prendono come riferimento i piani del regolatore cinese del mercato azionario (CSRC, China Securities Regulatory Commission) per implementare nuove regole entro la fine di quest'anno e che possono incidere sul mercato monetario. "Qualsiasi misura introdotta dal CSRC non può essere dannosa per i gestori stranieri che sono abituati ai procedimenti di due diligence  molto più esigenti richiesti dalle loro matrici", dice Yoon Ng, direttore di analisi di Cerulli per la regione asiatica.