Le banche italiane potrebbero ricevere 40 miliardi dal Governo

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foto: autor GotCredit, Flickr, creative commons

Il governo italiano, secondo indiscrezioni, starebbe valutando di iniettare 40 miliardi di euro nel sistema bancario dopo il crollo dei titoli a Piazza Affari dello scorso venerdì in seguito al referendum sulla Brexit. La modalità di intervento potrebbe essere quella di un prestito su pegno. La cifra è ancora oggetto di discussione e la decisione finale pare non sia stata ancora presa. La Brexit, del resto, ha travolto Milano (e Madrid) prima ancora che Londra. Venerdì Piazza Affari ha chiuso la peggior seduta di sempre, con flessioni superiori a quelle seguite all’11 settembre e al crack di Lehman Brothers. Il FTSE MIB ha ceduto il 12,48% e il Ftse All Share l’11,75%. La vera sorpresa è stata infatti Londra che, dopo un avvio molto negativo, ha limitato le perdite arrivando a chiudere in calo di poco più del 2% grazie a una composizione dell’indice che privilegia materie prime legate all’oro e titoli difensivi come i farmaceutici, ma anche per i timori che altri Paesi possano seguire il Regno Unito portando ulteriori elementi di incertezza nella Ue.

Intanto il comparto finanziario europeo continua a essere esposto ai venti della volatilità. A Piazza Affari Intesa Sanpaolo ieri è stata sospesa con un ribasso teorico del 7,6% a quota 1,608 euro. Sospesa anche Unicredit con un -6,5% teorico a quota 1,941 euro. Ma tutto il comparto continua ad accusare pesanti perdite. Le banche italiane sono fra i gruppi più colpiti dalla Brexit: venerdì scorso sei istituti di credito, compresa Intesa Sanpaolo, hanno perso oltre il 20% in una sola seduta. Così, si legge in un commento scritto per Project Syndicate da George Soros che “In Italia, un calo a doppia cifra della Borsa in seguito alla Brexit rappresenta un chiaro segnale della vulnerabilità del Paese nei confronti di una crisi bancaria”. Così, rappresentanti del governo e della Banca d’Italia si sono incontrati durante il weekend per discutere delle possibili azioni da mettere in campo. Pare si siano tenuti anche meeting informali con la Commissione Europea. “Le autorità italiane stanno monitorando i mercati e prenderanno una decisione sulle misure da intraprendere per aiutare il comparto bancario nel giro di pochi giorni. I governi europei possono erogare fondi direttamente alle banche, facendo riferimento a circostanze eccezionali di stress sistemico, in questo caso la Brexit. E in questo modo non sono accusabili poi di aiuti di Stato da parte dell’Ue”, fa sapere un analista che preferisce rimanere anonimo.

Secondo gli analisti di Equita SIM, il governo potrebbe realizzare un nuovo piano di Mef bond. “Nel 2010 i Mef bond erano obbligazioni a un tasso dell'8.5% (deducibile fiscalmente), con step-up di 50 punti base, pari-passo con l’equity in caso di liquidazione e convertibili in azioni a richiesta del CdA”, spiegano gli esperti. Tra i nodi da sciogliere, secondo Equita, “i tempi per implementare un intervento potrebbero non essere brevi”. In caso di aumenti di capitale sul mercato, poi, la garanzia pubblica dovrebbe comunque realizzarsi a prezzi tali da non configurarsi come aiuto di stato”. Intanto, spiega Alberto Biolzi, responsabile advisory di Cassa Lombarda, che “in un contesto di forte incertezza politica, il comportamento delle banche centrali sarà fondamentale per dare fiducia agli investitori. La Bank of England presumibilmente sarà costretta ad adottare una politica monetaria più accomodante nei prossimi due anni al fine di sostenere la crescita a scapito della valuta. Anche la Bce potrebbe far leva su un ulteriore calo dei tassi, su un aumento degli acquisti mensili del piano di QE o rendere ancora più accessibile la liquidità derivante dalle operazioni di LTRO, qualora lo stress sul mercato creditizio o obbligazionario dovesse aumentare significativamente”.

In casi estremi, secondo alcuni osservatori, anche il piano OMT - finora mai utilizzato - potrebbe essere attivato in modo da poter supportare un singolo Paese in difficoltà piuttosto che suddividere gli acquisti secondo i “capital key” come previsto nel QE. Dal canto suo, la Fed potrebbe allontanare nel tempo l’atteso rialzo dei tassi. “Nei prossimi giorni, c’è quindi da attendersi ancora un’elevata volatilità dei listini azionari, a fronte dei timori per un rallentamento economico globale e per il rischio di stress del settore bancario periferico, che potrebbe essere costretto a nuovi rafforzamenti patrimoniali”, continua Biolzi. E conclude: “il mercato obbligazionario dovrebbe restare protetto dallo “scudo” degli acquisti della Bce. Probabile, invece, che il primario corporate subisca un rallentamento a causa delle incertezze e dei timori per una rarefazione temporanea della liquidità”. Gli operatori dovranno continuare a convivere con tale incertezza ancora per diverso tempo: il processo di uscita dall’UE durerà almeno due anni.