Lars Schickentanz: “La nostra scelta: uno stile di gestione top down dinamico”

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Quattro sono i fondi sotto la sua gestione che hanno ricevuto rating qualitativo Bronze di Morningstar: “Anima Geo Europa A”, “Anima Geo Europa Y”, Anima Star Europa Alto Potenziale A” e “Anima Star Europa Alto Potenziale Y”.

All’interno del suo percorso di gestione, Quale è stato il momento più difficile negli ultimi 5 anni?

Sicuramente gli anni 2008 e 2009, all’indomani del fallimento di Lehman Brothers e della grande crisi cominciata in America con i mutui subprime, hanno rappresentato uno dei periodi più sfidanti degli ultimi vent’anni. Un altro elemento del tutto nuovo rispetto alle crisi del passato è la grande incidenza delle decisioni politiche dei governi sull’andamento dei mercati finanziari, insieme ai giudizi delle agenzie di rating, una nuova variabile dall’effetto appunto determinante, con cui oggi i gestori devono confrontarsi. 

Quali sono i principali pilastri nel suo processo di investimento?

Innanzitutto si parte da un approccio top down, cioè un metodo di analisi finanziaria in cui le migliori opportunità di investimento vengono individuate esaminando prima la situazione macroeconomica dei vari paesi, poi quella dei vari settori industriali e infine quella delle singole società, in un processo di selezione progressiva. 

Lo stile di gestione è estremamente dinamico e attivo, ciò significa che prevede la possibilità di concentrare o suddividere gli investimenti sulla base delle aspettative del gestore sull’andamento nel medio/breve termine dei mercati e dei titoli, variando la suddivisione tra aree geografiche/settori di investimento. L’attenzione si focalizza sulla selezione dei titoli, avendo riguardo alle analisi micro/ macroeconomiche dei Paesi, ai fattori fondamentali della singola realtà aziendale ed alla complessiva composizione delle attività di portafoglio, al fine di perseguire un’adeguata diversificazione dei rischi.

Che livello d’importanza ha il controllo del rischio all’interno della sua strategia? È diventato il controllo del rischio un processo di maggior importanza negli ultimi anni?

Sì, il controllo del rischio, alla luce delle crisi degli ultimi anni, per un gestore è diventato molto importante all’interno di ogni strategia. Ecco allora che per andare incontro alle esigenze dei risparmiatori che chiedono un maggior controllo del rischio, accanto ai fondi tradizionali contraddistinti da un benchmark di riferimento, abbiamo sviluppato fondi d’investimento più flessibili, che implicano una maggiore delega di gestione e, grazie all’impiego di strategie innovative, permettono nei momenti di tensione di contenere la volatilità e al contempo di sfruttare i movimenti del mercato nelle fasi di rialzo. 

Quali sono le aspettative della sua strategia per i prossimi 12 mesi?

La nostra visione è positiva per i mercati azionari fino al 2014. Nell’ambito delle Borse, a livello geografico la nostra prima preferenza, ormai da inizio anno, è rappresentata dall’Eurozona e all’interno di quest’ultima dai listini periferici. 

Crediamo, infatti, che le ragioni alla base della sovraperformance di queste Borse siano strutturali e destinate a proseguire nei prossimi mesi, per effetto di una serie di elementi: progressivo miglioramento delle condizioni macroeconomiche (soprattutto in Spagna e Italia); una politica monetaria espansiva da parte delle principali banche centrali; maggiore attenzione al tema della crescita; un giudizio più critico sull’austerity e infine la significativa sottoperformance degli ultimi anni. Di qui la scelta di incrementare negli ultimi mesi anche sui fondi flessibili, che puntano sui listini dell’Eurozona, l’esposizione azionaria.