La fine degli Eldoradi?

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L’incertezza macroeconomica rimane elevata. La scorsa settimana l’attenzione degli investitore si è focalizzata sull’America Latina, ed in particolare sul Brasile. Pur essendo fiducioso sulle prospettive di crescita dei paesi asiatici emergenti nel breve periodo, credo che la probabilità di un rapido miglioramento per il Brasile sia debole. Avevamo lanciato una call tattica sul mercato brasiliano nel 1° semestre 2014, call che ha funzionato molto bene dopo il sell-off avvenuto sui paesi emergenti a seguito dell’annuncio di Bernanke nel 2013 relativo alla riduzione del programma di acquisto di asset. Ma nel primo semestre 2014, vi era un avanzo primario e le elezioni lasciavano sperare un cambiamento di direzione politica. Purtroppo, oggi, non vi è alcun margine per realizzare una manovra fiscale ed il governo attuale non gode certo di una forte credibilità. L’effetto contagio rappresenta una reale minaccia, poiché molti paesi latino-americani soffrono di un eccessiva dipendenza dalle materie prime, di un’assenza di diversificazione dei loro modelli economici, e di un enorme disuguaglianza, per non parlare della diffusa corruzione. Si prospetta quindi un lungo e doloroso periodo di adeguamento economico per i paesi dell’America Latina.

Oltre all’incertezza macroeconomica, la fiducia degli investitori è stata scossa dallo scandalo VW. Non vi è alcun dubbio che il fatto di aver barato sui test inquinanti abbia danneggiato la reputazione della Germania. Alcuni investitori ci hanno chiesto questa settimana se non stessimo vivendo un nuovo caso "Enron". Io non sono un esperto del settore automobilistico, ma, dopo aver incontrato il ministro dell’economia francese Emmanuel Macron questa settimana, non mi è parso che i politici europei abbiano intenzione di andare contro le case automobilistiche europee, che rappresentano una quota significativa dell’occupazione nel Vecchio Continente.

La Spagna in particolare è un grande esportatore di auto in Europa. I mercati iberici sono il peggior mercato della zona Euro da circa un mese. A nostro avviso, ciò è giustificato dallo scenario macroeconomico. Infatti, il consensus è stato molto bullish sulla Spagna per un periodo prolungato, ma non vi sono riforme da un anno e l'incertezza politica non solo in Catalogna, ma anche a livello nazionale, getta un'ombra sull’outlook di medio periodo del paese.

Venerdì scorso ero a Madrid per incontrare i politici dei partiti PP, PSOE e Podemos. Per quanto riguarda le elezioni catalane di questa domenica, le parti che sostengono l’indipendenza vogliono trasformare il risultato in un referendum per l'indipendenza. Né lo status quo né l’indipendenza sembrano degli scenari realistici. Dopo aver parlato con i dirigenti socialisti del PSOE, sembra che un alternativa sarebbe quella di varare una riforma costituzionale dove le regioni, e soprattutto la Catalogna, guadagnerebbero un maggior grado di autonomia.

Per quanto riguarda le elezioni generali di fine anno, il risultato più probabile è un governo di minoranza del PSOE sostenuto da Podemos o una coalizione PSOE / Podemos. Un governo di minoranza del PSOE è già presente in molte regioni, dove Podemos sta sostenendo il PSOE senza avere un effettiva presenza nei governi locali. In questo caso, ci sono dei temi sui quali è probabile che le due parti si trovino in accordo: lotta alla povertà, investimenti nell'istruzione, miglioramento del sistema sanitario, la riforma della tassazione sulle imprese e il problema della corruzione. Il PSOE ha escluso una grande coalizione con il PP allo stadio attuale. L'altra alternativa sarebbe dunque una coalizione PP-Ciudadanos.

Qualunque sia il risultato alle elezioni generali, credo che la fine del sistema bipartitico in Spagna sia un fattore di debolezza politica. Sarà più difficoltoso implementare le riforme e mantenere, nei prossimi anni, il trend di riduzione del deficit fiscale, che sembra già un obiettivo irrealistico per il 2015. Per tal motivo, l'incertezza politica in Spagna non finirà con i risultati delle elezioni catalane e delle elezioni generali di quest'anno. Queste date potrebbero in effetti segnare solo l’inizio.