La crisi in Crimea non rappresenta un rischio per i mercati obbligazionari

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L’acquisto di obbligazioni emergenti in valuta forte è ripartita, nonostante la crisi ucraina.
Intanto sulla piazza rossa c’è qualche opportunità di acquisto. E anche in India, tra le small cap
Sebbene l’attuale situazione in Ucraina risulti drammatica, essa dovrebbe avere scarse conseguenze sui mercati obbligazionari internazionali. Parola di Enzo Puntillo, respondabile e Cio Fixed Income di Swiss & Global Asset Management. Spiega “L’Ucraina registra da molto tempo fondamentali estremamente deboli e pertanto il numero di investitori è limitato. Il peso dell’Ucraina sul mercato finanziario è relativamente basso, quindi in caso di una minaccia d’insolvenza non si devono temere conseguenze a ampio raggio.

Sebbene il peso della Russia sia invece maggiore, il paese dispone di ottimi indicatori di solvibilità e pertanto non dovrebbe correre alcun rischio sotto questo punto di vista. La crisi in Crimea non arreca quindi grossi problemi al mercato obbligazionario globale, quanto piuttosto all’economia regionale”. In linea generale, la situazione delle obbligazioni nei paese emergenti si è stabilizzata. Mentre diminuiscono i deflussi, gli investitori alla ricerca di valutazioni convenienti hanno già ripreso gli acquisti di obbligazioni in valuta forte, ad esempio nei titoli di stato indonesiani. “Per le obbligazioni brasiliane in valuta locale, nelle quali i rendimenti hanno raggiunto il 13%, i tassi d’interesse nei mesi scorsi sono scesi di 70/80 punti base e la valuta ha subito una lieve rivalutazione. C’è invece prudenza per il Sudafrica e per i titoli di Stato turchi in vista delle imminenti elezioni della fine del mese.

Gli investitori dovrebbero considerare la recente svalutazione in Cina nel quadro della trasformazione economica attraversata dal paese. La Cina sta cercando infatti di trovare un nuovo equilibrio, basato maggiormente sul consumo interno; nuovi, interessanti flussi di capitale non sarebbero pertanto d’aiuto in questa situazione”, precisa il manager. Intanto i Treasury americani si trovano ancora in una fase di normalizzazione. E conclude: “Tuttavia, il record toccato fino a questo momento del 4,6% per tassi d’interesse a cinque anni non dovrebbe essere più raggiunto in questo ciclo e l’attuale 4,1% dovrebbe ulteriormente scendere. Gli investitori obbligazionari non devono attendersi grandi variazioni nemmeno dall’imminente riunione del Consiglio della Bce, in quanto i dati economici recenti sull’Eurozona sono incoraggianti e hanno sorpreso positivamente in merito a diversi punti”.

Sta di fatto, comunque, che l’inasprirsi della crisi tra Ucraina e Russia e l’impennarsi dei prezzi di petrolio e grano ha spaventato gli investitori che sono scappati a gambe levate dal rischio alla ricerca di beni rifugio come franco svizzero, oro e yen. Intanto le Borse rimbalzano sulla scia del ritiro delle truppe da parte della Russia. “Dopo i timori significativi dei giorni scorsi la situazione è in parte rientrata dal punto di vista della percezione. Le Borse hanno, come ovvio, reagito e su questa discesa dei listini ci sono state e ci sono occasioni d’acquisto ma è meglio non farsi prendere dall’entusiasmo e vigilare”, commenta Massimo Baggiani, responsabile azionario internazionale di Symphonia sgr. E precisa: “Nel primo giorno di crisi la Russia ha perso più del 10% in un solo giorno. Il 70% del listino russo è fatto di petrolio e materie prime che ora sono ancora a più buon mercato di prima eppure titoli come Gazprom e Lukoil sono piuttosto complessi da leggere. Rimangono dubbi sulla società dal punto di vista politico e operativo. Inoltre, in entrambi i casi, c’è ben poca trasparenza sui bilanci.

Ultimamente la politica dei dividendi è stata generosa ma quelli annunciati per i prossimi anni non saranno coperti dal free cash flow”. Secondo il money manager, un settore interessante sul fronte russo è quello della telefonia e, nella fattispecie sono due i titoli su cui varrebbe la pena puntare: Mobile TeleSystems e VimpelCom (che controlla Wind in Italia, 200 milioni di utenti in diversi paesi, controllata da Altimo e Telenor). “Trattano a multipli interessanti. La seconda potrebbe beneficiare della possibile fusione tra i due colossi della telefonia Wind e 3 eppure, nonostante questo, è molto interessante dato che è scesa del 20% e di un altro 10% sulla scia della giornata di ieri. Inoltre in entrambi i casi la politica del dividendo è molto interessante”, continua Baggiani. E l’Italia? Precisa l’esperto: “Sulla parte obbligazionaria governativa siamo cauti perché il profilo rischio beneficio non è cosi attraente, sulla scia della percezione che i mercati siano sottoposti a troppe pressioni e finiscano per andare male. Sul fronte corporate, le società italiane hanno un pricing non proprio interessante, anche se è bene guardare azienda per azienda. Sul fronte bancario, preferiamo un corporate sulle banche spagnole che su quelle italiane. Sul mercato azionario italiano, infine, bisogna distinguere tra i titoli più esposti al mercato domestico e emergente e quelli esposti a Europa e Stati Uniti. In genere i secondi vanno meglio. Sul fronte delle banche, dal punto di vista dell’equity, il momentum è molto positivo pensiamo siano sopravvalutate. Fino a che in Italia non si vedrà una chiara fuoriuscita dal tunnel, preferisco starne fuori”. E se sui mercati emergenti, la cautela non è mai troppa, Baggiani vede positivamente le small cap indiane, trattano a sconto e beneficeranno dell’eccezionale trend demografico.