L’industria degli hedge fund a un bivio

Roberto_Rossignoli__Asset_Allocation_Analyst_di_MoneyFarm
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Alte commissioni sono, o dovrebbero essere, associate a maggiori abilità del gestore. E quindi, verrebbe normale pensare, a performance sopra la media. Dagli anni ’90 ad oggi, l’industria degli hedge fund ha visto le masse gestite crescere vertiginosamente: da 40 miliardi di dollari gestiti complessivamente da 500 fondi nel 1990, a circa 3 mila miliardi gestiti da quasi 9,000 fondi a fine 2015. Tuttavia, stando ai dati raccolti dall’Economist e forniti da HFR (Hedge Fund Research), uno dei data provider più autorevoli per quanto riguarda questa asset class, il 2015 è stato un anno difficile, con 785 fondi lanciati nei primi nove mesi del 2015 e ben 674 chiusi. E nel 2016, guardando alle performance fatte registrare da molti di questi fondi il primo mese e mezzo, è probabile che per la prima volta dal 2008 saranno più i fondi che verranno chiusi di quelli che verranno aperti. Dal grafico qua sotto, si nota come dal 2010 sia in corso un trend decrescente nel numero di fondi lanciati, mentre il numero di fondi chiusi in termini relativi diventa sempre maggiore.

Le performance fatte registrare da questa asset class negli ultimi anni sono sicuramente uno dei principali motivi di questo declino. Come si nota dal secondo grafico, le varie strategie (Equity, Equity Long/Short, Macro/Trend Following e Event Driven) perseguite dagli hedge fund hanno sistematicamente generato rendimenti inferiori al mercato azionario. Nel 2015 il rendimento dell’indice globale degli hedge fund è stato pari al -3.64%, contro il -2.74% del MSCI World.

 

Ma le performance al di sotto delle aspettative, non sono l’unico motivo dietro questo declino. I tassi d’interesse sempre più bassi stanno giocando un ruolo fondamentale. Prima di tutto, tassi d’interesse superiori allo zero riuscivano a garantire una sorta di floor al ritorno che gli hedge fund consegnavano al cliente: la maggior parte di essi infatti prende posizione tramite furures o altri contratti derivati, che non richiedono l’impiego di liquidità, che pertanto rimane in deposti che fino qualche anno fa venivano remunerati. In secondo luogo, molti dei flussi in entrata fatti registrare dagli hedge fund negli ultimi anni provenivano da investitori istituzionali, prevalentemente fondi pensione in cerca di extra- rendimento. Nell’attuale contesto di mercato, con i tassi a zero, il modello di business dei fondi pensione è sempre più a rischio. Il modo più efficace per iniziare a garantire ritorni più elevati è ovviamente iniziare a ridurre le commissioni. E questo inevitabilmente si trasmette anche sui fondi hedge, il cui modello di fee 2 e 20 (2% all’anno di management fee e 20% all’anno di perfomance fee) è sempre più messo in discussione.
 

Infine, hanno fatto molto scalpore le chiusure di fondi ad alto profilo come BlueCrest, Nevsky Capital, Standard Pacific e Orange Capital, i quali hanno scelto di ridare volontariamente indietro i soldi ai propri investitori. La poca profittabilità del business, mercati sempre più di difficile lettura e clienti sempre più esigenti e invadenti, pronti a liquidare appena esce una notizia sulla Cina o sul prezzo del petrolio, hanno scoraggiato molti gestori, anche tra i più performanti.
 
Quali prospettive?

È sicuramente presto (e ingiusto) per gridare alla fine degli hedge fund. Queste tipologie di fondi investono secondo logiche diverse da quelle dei tipici prodotti d’investimento.  Giudicare le loro performance solo sulla base di un confronto col mondo equity, per quanto possa dare un’idea del perché il loro modello di business sia sotto pressione, non è corretto in quanto molti di questi investitori cercano rendimenti tramite l’esposizione ad altri fattori di rischio diversi dall’azionario globale. Banalmente basta guardare al 2008. Nel periodo di crisi, questi fondi hanno offerto molti spunti di diversificazione. Se inseriti in una logica di portafoglio, ne avrebbero sicuramente migliorato la performance dal punto di vista rischio/rendimento. Tuttavia è necessario un ripensamento dello schema di commissioni, che dati i rendimenti attuali, appare insostenibile, oltre che ingiustificato. Ma d’altronde, è un problema che non riguarda solo gli hedge fund, ma tutto il mondo del risparmio gestito.