L’asset allocation per scegliere gli ETF

Scegliere un ETF nel mercato europeo non è affatto semplice. Si tratta di un mercato che è circa un terzo rispetto a quello americano ma con un numero maggiore di prodotti. È un mercato frammentato sia negli strumenti che nelle piazze di quotazione. 

Il numero di ETF emesso annualmente è molto elevato. In Europa nei primi sei mesi del 2015 ha superato i 2.000 prodotti e solo in Italia sì parla di circa 700 strumenti. Aumenta notevolmente anche l'utilizzo degli ETF. Le strategie attive basate sull’asset allocation e le gestioni multiasset registrano un grosso successo in termini di raccolta e proprio all’interno di questi portafogli l’adozione degli ETF evidenzia una significativa crescita. In Italia e in tutta Europa assistiamo al lancio di prodotti di asset allocation wrappati in diversi contenitori siano essi gestioni patrimoniali, fondi, prodotti assicurativi. Gli ETF rappresentano un building block molto efficiente per implementare strategie attive.

I maggiori investitori in ETF in Italia rimangono quelli istituzionali. Da una indagine condotta da Greenwich Associates, il 71% dei gestori europei intervistati che utilizzano gli ETF li impiegano nei loro fondi multi asset. Più di un terzo dei gestori li usano nei loro fondi azionari, il 52% dichiara di utilizzare gli ETF per investire in obbligazioni domestiche e il 59% per accedere ad obbligazioni internazionali.

“Bisogna analizzare molti aspetti, sia quantitativi che qualitativi, nel processo di selezione di un ETF”, dice Daniele Gibellini, head of Investment Products di UniCredit Private Banking. “Prendiamo in considerazione innanzitutto il costo dell’ETF ma anche la differenza in termini di performance rispetto all’indice di riferimento, la tracking error volatility. Per noi sicuramente è molto importante la size e il volume negoziato sulle singole piazze ed essendoci più piazze, anche la loro selezione assume rilevanza rispetto alla selezione del singolo strumento”.  

Per quanto riguarda gli aspetti qualitativi, Gibellini spiega che in Unicredit prestano molta attenzione alle controparti che si trovano sul mercato ma anche a tutti gli aspetti presenti nel prospetto dell’ETF. Questo processo di selezione dedicato agli ETF, porta a “scremare i prodotti e ne individua 130/150 che sono quelli che noi riteniamo necessari a coprire l’asset class per poter costruire un portafoglio. Avendo prodotti abbastanza differenziati, tra gestione tattica prevalentemente se non esclusivamente in ETF e prodotti a gestione più strategica, diventa fondamentale la selezione, soprattutto sulle asset class meno liquide”. 

Per Alberto Luraschi, gestore team Global Strategies & Total Return di Eurizon Capital SGR, “l’ETF è uno strumento mentre i nostri fondi possono essere considerati un prodotto/servizio. Nella fase di creazione del portafoglio per noi la scelta principale non è lo strumento ma è l’asset allocation. Si valutano le condizioni di mercato, si valutano le correlazioni tra le varie asset class, si implementa un’asset allocation strategica, con eventuali correttivi tattici, e a quel punto si scelgono gli strumenti che meglio rappresentano la nostra idea”. 

E aggiunge: “gli indici sono uguali per tutti i clienti, ma i risparmiatori sono tutti diversi, quindi è importante sapere come pesare un indice o quale asset class scegliere. Lo strumento non è il punto fondamentale, l’ETF (con tutti i vantaggi che ha) è complementare con altri strumenti che possono essere fondi, futures, singoli titoli ed opzioni. Il focus delle nostre soluzioni di investimento è l’asset allocation controllata in termini di rischio per i prodotti flessibili oppure in termini di tracking error-volatility per i prodotti a benchmark. Gli ETF sono uno degli strumenti che servono per meglio implementare questa asset allocation”.

L'utilizzo

Alessandro Caviglia, responsabile gestioni patrimoniali di UBS Wealth Mangement sottolinea che nel corso del tempo “l'utilizzo di questi strumenti nelle nostre gestioni è cresciuto significativamente. Oggi abbiamo soluzioni che utilizzano prevalentemente ETF (70-80%) così come soluzioni di investimento a più ampio raggio di azione dove gli ETF hanno comunque un ruolo importante.  Circa la metà dei nostri asset sono investite in ETF. L’uso che ne facciamo è principalmente di natura tattica. Infatti all’interno dei nostri portafogli abbiamo una componente di medio lungo periodo che copriamo con fondi o singoli strumenti, e poi per il posizionamento tattico di sottopeso o sovrappeso sulle diverse asset class utilizziamo gli ETF”. 

A Zurigo UBS ha dei team dedicati per la due diligence sugli ETF. Chiaramente gli aspetti dinamici quali il gestore, le posizioni attive e la filosofia di investimento sono poco rilevanti. L'analisi si concentra molto di più sugli aspetti statici (strategia di replica, gestione dei derivati, delle garanzie, del rischio controparte), molto importanti nel caso di ETF più complessi ed evoluti. “Si tratta di uno strumento in apparenza semplice ma che dietro ha dei fattori di complessità che vanno valutati. 

I vantaggi

La soluzione di investimento tramite ETF è sicuramente molto efficace per il gestore ma presenta vantaggi indiscussi anche per il cliente finale tra i quali in primis la facilità di comunicazione”. Sebbene la presenza di ETF nei portafogli di Euromobiliare sia cresciuta negli ultimi anni, rimane minoritaria rispetto ad altri strumenti quali titoli OICR attivi. 

Andrea Rossi, responsabile team Gestioni Collettive Absolute Return & Quant, spiega che l’utilizzo che se ne fa è duplice, sia di natura strategica su posizioni di medio lungo termine (e questo vale solo per i mercati più liquidi, efficienti per i quali abbiamo difficoltà a trovare OICR attivi che generino alpha) ma anche un utilizzo sull’allocazione tattica, di breve termine, aumentando o riducendo l’esposizione tattica soprattutto nei momenti di forte volatilità. 

“Quando un mercato intra-day fa dei movimenti molto forti al rialzo o al ribasso, l’ETF è lo strumento ideale per prendere delle posizioni a breve a costi molto ridotti”.

La selezione

Per selezionare un ETF viene fatto prima uno screening da parte del team di funds selection che si focalizza esclusivamente su due aspetti: la società emittente, in termini di compagine azionaria e di struttura organizzativa, e il rischio di controparte. Una volta fatta una buy list, il gestore può attingere esclusivamente a questa lista. “Ci concentriamo solo sulla liquidità e sui costi degli ETF. Preferiamo quei prodotti che hanno un bid-offer più stretto e quelli che hanno masse più grandi, in quanto sono quelli più scambiati e più liquidi. In seconda battuta guardiamo ai costi. Anche noi partiamo dalla scelta dell’asset allocation del portafoglio per poi andare ad individuare lo strumento migliore  ed ideale per replicare quell’asset class”. 

E parlando di costi e liquidità, Caviglia lancia un monito ai provider: “la liquidità e gli effetti di pricing sono fattori di sviluppo su cui l’industria degli ETF può concentrarsi e lavorare, soprattutto sui segmenti più rischiosi del mondo obbligazionario”.