Il segreto? Oro, volatilità e rischio di credito

Nella classifica di chi ha fatto meglio nel primo semestre 2016 si trova al terzo posto. E non certo per un caso fortuito. “Abbiamo mantenuto un’esposizione bassa ai mercati azionari ma sono state sfruttate le due fasi di elevata volatilità (gennaio e post-Brexit) per incrementare i rischi di portafoglio e cogliere opportunità di trading. Le scelte hanno privilegiato i mercati europei, in particolare società finanziarie e l’esposizione ha raggiunto anche il 30% del portafoglio per poi essere ridotta con profitto. 

Costante è stata l’esposizione al settore aurifero, a consuntivo il miglior settore globale nel semestre: dopo aver raggiunto il 20%, il peso è stato ridotto al 10% per prendere profitto dell’importante performance realizzata. Il repentino aumento dei rendimenti dei titoli societari di inizio anno ha consentito al fondo di incrementare l’esposizione al rischio di credito, privilegiando emissioni nel settore minerario ed emissioni senior di banche italiane, entrambi segmenti molto penalizzati dal mercato. Le posizioni sono state in seguito liquidate con profitto”.  Fatta la strategia, come spiega lo chief investment officer di Agora SGR, Daniele Demartis, l’AgoraflexQ, un bilanciato flessibile globale da 52 milioni di euro, segue una politica d’investimento ben precisa che s’ispira all’absolute return e all’adeguata remunerazione del rischio. 

Rischi e rendimenti

Per intenderci “nel portafoglio vengono immesse solamente attività finanziarie ove sia elevato il rapporto tra rendimento atteso e rischio, con un alto margine di discrezionalità da parte della SGR nella ripartizione delle attività finanziarie”. Il fondo segue una metodologia top down che sposa uno stile di gestione di tipo value, volto all’identificazione, sulla scorta dell’analisi dei fondamentali, di titoli sottovalutati rispetto al loro potenziale, normalmente con moderato rapporto prezzo/utili. Poi c’è il rischio da assumere. 

“La miglior protezione”, continua Demartis, “consiste nell’assumere rischi solo quando i rendimenti attesi siano ritenuti remunerativi; saper quindi pazientare nelle fasi di mercato in cui la bassa volatilità e l’acquiescenza inducono gli investitori all’assunzione quasi inconsapevole di maggiori rischi non remunerati”. 

Forse per questo bisogna anche stare attenti alla liquidità. Il fondo ne possiede addirittura il 76%. “Liquidità o attività facilmente liquidabili significano un’elevata possibilità di cogliere tempestivamente opportunità d’investimento che dovessero manifestarsi sul mercato”, spiega l’esperto. In questo determinato scenario, “la soluzione può essere solamente una gestione flessibile che sappia interpretare le fasi che si succederanno sul mercato e cogliere le occasioni che certamente non mancheranno”.