Il potenziale delle strategie settoriali. Sfruttando la volatilità

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Ossiam, in partnership con Barclays, fornisce agli investitori una strategia sistematica di rotazione settoriale di tipo value attraverso due ETF su universi azionari europeo e americano, basati sul Relative CAPE (Cyclically Adjusted Price Earning Ratio) del prof. Shiller. Ce la spiega Carmine De Franco, portfolio manager e quantitative analyst di Ossiam.

Perché l’investimento in settori è un’opportunità interessante per investitori come fondi e fondi di fondi?
L’implementazione di strategie settoriali rispetto a strategie standard ha due vantaggi: maggiore dispersione dei rendimenti e minore correlazione. Secondo MSCI, Volatility è stata la strategia fattoriale che ha performato meglio in Europa nel 2014 (+15,18%), contro solo +5,59% per il Value. Il settore più performante è stato l’Health Care (+19,28%), mentre Energy ha perso il 7,61%: un differenziale del 27% rispetto al 9,5% per i fattori long-only. La correlazione tra settori si colloca tra il 60 e il 90%, con una media del 70%; per i fattori è tra il 75 e il 95%, con una media dell’87%. I settori si rivelano quindi più efficienti per costruire portafogli diversificati. Inoltre, la dispersione nelle performance e le correlazioni aumentano con la volatilà, rendendo i settori più efficienti quando la diversificazione è più necessaria, anche perché il numero di settori in cui investire è più elevato rispetto ai fattori. Occorre però individuare i settori più promettenti per realizzare una strategia di rotazione settoriale.

Che cosa occorre per realizzare una strategia di rotazione settoriale? Che strumenti ha a disposizione il gestore di fondi per applicarla?
La rotazione settoriale è usata soprattutto per correzioni tattiche. I gestori selezionano discrezionalmente i settori che possono sovraperformare i mercati, basandosi sulle proprie view economiche. Alternativamente, si possono attuare rotazioni settoriali di tipo value. La strategia aumenta la propria esposizione ai settori con basso value e attende che la valutazione torni in linea con la media. Il maggiore driver della strategia resta comunque la selezione dei settori. Ossiam, in partnership con Barclays, fornisce agli investitori una strategia sistematica di rotazione settoriale di tipo value attraverso due ETF su universi azionari europeo e americano, basati sul Relative CAPE (Cyclically Adjusted Price Earning Ratio) del prof. Shiller. Il CAPE si differenzia dal P/E standard in quanto è calcolato su un ciclo economico completo. Introdotto nel 1988, paragona gli earning attuali alla loro media storica aggiustata per l’inflazione, determinando la dispendiosità dei settori. Questi, però, hanno livelli strutturali di CAPE differenti: negli USA, le utility hanno sempre avuto un CAPE inferiore rispetto all’IT. Il Relative CAPE (l’attuale CAPE diviso per la sua media storica) supera questo problema rendendo i settori comparabili: quando è inferiore a 1 segnala un potenziale apprezzamento. Ogni mese, la strategia identifica 5 settori con il più basso Relative CAPE, escludendo il settore con minor momentum. Globalmente, la strategia si inserisce opportunamente nella categoria “rotazione settoriale”, con un distinguo significativo: è totalmente sistematica e non richiede correzioni discrezionali o previsioni economiche.

Qual è il bacino di investitori maggiormente interessato da questo tipo di strumento?
Gli investitori sono sempre più consapevoli del potenziale di diversificazione derivante da una rotazione settoriale. La crescita di strumenti efficienti in termini di costi ne ha attirati di nuovi, in particolare istituzionali, banche private e fund selector, soprattutto con scopo tattico. In effetti, gli ETF che replicano indici settoriali permettono agli investitori di internalizzare le capacità di costruzione del portafoglio che erano prima esternalizzate, poiché l’efficienza e la liquidità sono significativamente migliorate.