Big data, il nuovo petrolio del nostro tempo

Carlo-Benetti
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Commento a cura di Carlo Benetti, head of market research and business innovation di GAM (Italia) SGR.

Ehi, altro che 2054, l’anno della storia del film Minority Report. Alcune cose immaginate da Spielberg e i suoi sceneggiatori nel 2002 sono già qui tra noi. La legge di Moore sembra aver superato i limiti fisici dei transistor e dei microprocessori, di cui postulava il raddoppio ogni dodici mesi, per adattarsi alla velocità dell’avanzamento digitale. Le auto a guida autonoma o la pubblicità profilata sui singoli individui del film con Tom Cruise sono realtà e sono bastati quindici anni, non cinquantadue. Lo ha ricordato Luca Altieri, Direttore Marketing Comunicazione e Citizenship di IBM Italia, ospite dell’Evento GAM “Investire nel futuro. Intelligenza artificiale, investimenti sistematici. Il futuro è già qui”.

Altieri ha dato plastica concretezza alla celebre frase di uno scrittore vissuto a cavallo dei secoli XIX e XX, Reiner Maria Rilke, “il futuro entra in noi, per trasformarsi in noi, molto prima che accada”. “Molto di ciò che era stato previsto si è già realizzato, fa parte ormai della nostra quotidianità” ha detto Altieri, almeno cinque rivoluzioni tecnologiche nell’arco dei prossimi anni modificheranno ulteriormente la nostra vita. I rapidi progressi nel cosiddetto hyperlistening, che possiamo liberamente tradurre con 'ascolto aumentato', faranno in modo che ciò che diremo, e il modo in cui lo diremo, verrà interpretato come spia del benessere fisico. Algoritmi complessi scomporranno la struttura delle nostre frasi, pronunciate o scritte, per riconoscervi segnali precoci di invecchiamento mentale, o di patologie neurologiche degenerative. All’ascolto 'aumentato' si affiancherà la 'vista aumentata'. Dispositivi indossabili consentiranno alla vista di superare i limiti delle bande di frequenza dello spettro ottico e di superare i limiti dell’oscurità. 

Nella terza rivoluzione tecnologica, l’intelligenza aumentata aiuterà gli scienziati a organizzare le informazioni relative al mondo fisico per migliorarne la conoscenza. I 'macroscopi' non saranno l’opposto dei microscopi né tantomeno telescopi ma sistemi esperti che organizzeranno i miliardi di dati derivati dall’osservazione del mondo fisico. La nanotecnologia evolverà in 'nano-bio sensori', chip utilizzati come strumenti di rilevamento della salute di una persona: 'leggeranno' i dati dei fluidi corporei, una sorta di laboratorio medico incorporato ma … senza ticket e code agli sportelli. L’intelligenza aumentata sarà a servizio anche dell’ambiente. La scansione continua di milioni di dati relativi a luoghi sensibili come pozzi estrattivi o depositi di materiali sensibili consentirà di rilevare in tempo reale danni, malfunzionamenti o perdite invisibili all’osservazione umana. "Gli ambiti di applicazione dell’intelligenza aumentata sono infiniti” scrive Altieri “aprono nuovi scenari, creano nuove opportunità di business e nuove professionalità; molte imprese di diversi settori industriali stanno dimostrando attraverso la realizzazione di progetti innovativi che tutto ciò non è fantascienza”. L’investitore accorto ricordi la lezione di Peter Lynch, le opportunità di investimento sono spesso davanti ai nostri occhi, l’Intelligenza Artificiale è un settore da tenere d’occhio per gli investimenti. 

Ma non solo, essa costituisce anche una nuova frontiera per l’attività di gestione dei portafogli. E’ un ulteriore progresso della tecnologia digitale, oltre i robo-for-advisory. Questi ultimi sono alimentati da algoritmi che utilizzano dati storici (performance, correlazioni, volatilità …) per mettere a punto portafogli di investimento coerenti con le caratteristiche di un investitore, opportunamente profilato dal professionista. Caricati su piattaforme dedicate, i sistemi di robo-for-advisory forniscono già oggi un utile aiuto al lavoro di molti consulenti che, ricordiamolo, non sono generatori di performance ma pianificatori di soluzioni, migliorando la produttività e diminuendo i costi. Le gestioni sistematiche sono qualcosa di molto diverso, corrispondono al pilota automatico dell’aereo o all’auto che procede senza intervento umano, che decide in autonomia se e quando frenare o accelerare. Il processo di investimento sistematico analizza numerosissime variabili, macroeconomiche, monetarie, settoriali fino ai ratio di migliaia di società quotate che vengono poi distillate in decisioni di investimento. Detta così sembra facile, la difficoltà è nel mettere a punto algoritmi che distinguano i segnali dai rumori, che comprendano i nessi causali tra le dinamiche in corso, che identifichino le migliori opzioni nel breve termine. Condizioni che determinano di conseguenza la possibilità di prendere decisioni di investimento migliori o, perlomeno, più informate.

Siamo lontani dalle gestioni quantitative fondate sui modelli fattoriali degli anni 2000. Il successo dell’approccio ‘quant’ era esso stesso causa della sua debolezza: i volumi si concentravano su strategie che si basavano sui medesimi modelli, alimentati dalle medesime serie storiche, dalle quali estraevano i medesimi segnali. Non sempre il 'trend' era 'friend' di quelle gestioni quantitative basate principalmente su tecniche 'value' e 'momentum'. Due stili complementari, ma quando cominciarono a sottoperformare entrambi, non lasciarono scampo. Stiamo parlando di circa dieci anni fa, un’altra era. Le gestioni sistematiche a propulsione digitale non sono alimentate da modelli accademici (o per lo meno non solo) ma dai Big Data, “il nuovo petrolio” del nostro tempo, ricorda Altieri. L’assenza di bias nelle analisi di scenario tornerebbe utile in un momento ricco di paradossi che complicano le cose: c’è il paradosso di crescita e piena occupazione che non generano inflazione, e quello di borse ai massimi e volatilità ai minimi storici. C’è anche un terzo paradosso, quello di un nervosismo diffuso non perché la volatilità è eccessiva ma perché al contrario è troppo bassa. Anche in questo fenomeno si nasconde un bias comportamentale. La percezione degli investitori su ciò che sta accadendo e l’idea di ciò che potrebbe accadere in futuro sono condizionate dalle esperienze più recenti, dalle informazioni più facilmente disponibili (si parla infatti di 'availability bias'). Una lunga fase di mercato positiva, senza volatilità, tende a far dimenticare il rischio, induce a sensazioni di falsa sicurezza. E’ un processo pericoloso perché si auto alimenta, ottunde la percezione dei rischi, indebolisce le difese in coloro che investono tenendo gli occhi sullo specchietto retrovisore. Il portafoglio anti-fragile è invece quello che evita l’accumulo del rischio sull’euforia, è estremamente diversificato, anche con strategie sistematiche che non conoscono la parola 'bias', pregiudizio.