Il 2016? L'ultima opportunità per la periferia europea

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"Il 2016 potrebbe essere l’ultimo anno completo di vita del ciclo economico americano e dunque anche l’ultima opportunità affinché la Periferia europea possa coglierne gli effetti benefici". A dirlo è Paolo Marongiu, responsabile delle gestioni di Sofia SGR. A chiusura d'anno la società di gestione racconta la sua view di mercato per l'anno che verrà. Un anno che prospetta "diversi fattori di rischio portatori di volatilità" dove "bisognerà adottare un approccio flessibile, specialmente sui temi più sopravvalutati".

 

 

Quali impatti comporterà l'aumento dei tassi negli Stati Uniti sulle differenti asset class?

L’aumento dei tassi USA veicola un messaggio importantissimo poiché sancisce la vittoria delle politiche monetarie non convenzionali sullo spettro della deflazione. Un rialzo dei tassi graduale potrebbe creare opportunità sul mondo equity, specie in caso di stabilizzazione degli indici dell’attività globale e in caso di crescita stabile negli Stati Uniti, meglio in presenza di un assestamento delle materie prime. La visione sull’equity è dunque ottimista, purché si gestisca con attenzione il timing e non si  sposi una logica “buy&hold”: nelle fasi tarde del ciclo e in presenza di valutazioni relativamente care sui mercati “core”, il trend difficilmente si presenta in modo lineare.

Quali le aree geografiche da tenere d'occhio?

Noi di Sofia SGR ci aspettiamo ritorni interessanti sull’Europa e in second’ordine sul  Giappone: entrambi  potrebbero  sovraperformare la Borsa americana  e ovunque potrebbe calare la dispersione settoriale rispetto al 2015. Sui mercati emergenti riteniamo che dopo un primo trimestre complicato ci potranno essere miglioramenti: ci concentreremo sui Paesi con minori fattori di instabilità macro e politica.

Guardando all'Italia: il ciclo economico è ancora in una fase di ripresa debole. Secondo alcuni c'è troppo ottimismo per il 2016, secondo altri invece la possibilità di un miglioramento è evidente. Cosa pensa a riguardo?

Per quanto riguarda l’Italia, siamo in ritardo anche a causa dell’incapacità di approvare normative in ambito Bad Bank, decisive al fine di ripristinare un circuito del credito ancora malato. Diverse riforme sono state implementate dal governo Renzi tuttavia, come ha fatto notare Draghi a inizio dicembre, c’è ancora molto da fare, in Italia e altrove: il QE da solo non sarà sufficiente a cambiare le cose in meglio. Pensiamo che comunque le asset class italiane performeranno bene in termini relativi sia sul fronte equity che bond nel 2016.

Quali saranno, in previsione, le asset class da tenere d'occhio, secondo voi? 

Nel mondo bond saranno d’obbligo prudenza e selettività: con la normalizzazione della politica economica  americana, pur aspettandoci gradualità ed un tono dovish da Janet Yellen, alcuni fattori di volatilità a cui gli investitori non sono più abituati torneranno sulla scena globale. Attenzione soprattutto agli effetti-domino legati ad eventuali vendite a catena sull’high yield USA. Bisognerà prestare attenzione ai bond di qualità europei a lunga duration, in virtù di un rapporto rischio/rendimento totalmente  sbilanciato. Nel corso dell’anno – come suggerito dalla statistica del ciclo elettorale USA – potrebbe sorgere un’opportunità sui treasury.

I multi-asset continueranno ad essere la categoria più gettonata, come successo nel 2015?

Crediamo che anche nel 2016 possa essere vantaggioso avere in portafoglio strategie alternative purché con sottostanti liquidi e meglio se market neutral a bassa volatilità. Anche nel 2016 potranno offrire decorrelazione, molto utile stante la view di fondo positiva (ma altalenante) sull’equity, utilizzando così in modo virtuoso parte del cash che in altri contesti sarebbe stata destinato ai bond. Tra i fondi multi-asset preferiamo quelli con approccio “unconstrained” rispetto a contenitori bilanciati più statici e dunque più correlati alle asset class di riferimento.