I fondi pensione beneficiano degli stress test bancari

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Gli investitori istituzionali, privi di requisiti di vigilanza patrimoniali, stanno sfruttando le potenzialità del credito illiquido che sono state invece abbandonate dalle banche per via della regolamentazione più severa e degli stress test eseguiti ed in corso. A livello globale i clienti Towers Watson negli ultimi cinque anni hanno investito oltre 7 miliardi di dollari in strategie d’investimento di credito illiquido e ci si aspetta che la cifra continui a crescere dal momento che il settore rimane poco sfruttato e il vento sembra continui a soffiare in suo favore. La ricerca di Towers Watson “Credito illiquido – il ruolo della good bank”, mostra come ci siano ancora notevoli vantaggi a disposizione degli investitori disposti a investire nel credito illiquido, anche al netto degli ulteriori costi conseguenti all’addizionale complessità e governance necessaria.

Alessandra Pasquoni, responsabile Towers Watson in Italia per l’attività di investment consulting, commenta: “la maggiore regolamentazione e gli stress test al sistema bancario hanno favorito una serie di classi di attività verso le quali un numero crescente di investitori istituzionali si sta orientando al fine di aumentare rendimento e diversificazione del proprio portafoglio. Queste nuove good bank hanno un vantaggio competitivo nell’ investire in credito illiquido dato il lungo orizzonte temporale di investimento, la tolleranza al rischio di illiquidità e la minore sensibilità al ciclo del credito”. Secondo l’indagine, storicamente gli investitori hanno investito in private equity, investimenti immobiliari, infrastrutture e fondi speculativi col fine di accedere a diversi ed ulteriori premi al rischio, in primis il premio per il rischio illiquidità, per diversificare il portafoglio attraverso molteplici fonti di rendimento.

La società suggerisce a quegli investitori dotati di una governance adeguata di inserire forme di investimento in credito illiquido nei loro portafogli per una vari motivi. Il primo è che le potenzialità del mercato del credito illiquido sono enormi e non ancora sfruttate in pieno, nonostante l’alto tasso di crescita e il ridimensionamento del ruolo delle banche. Inoltre c’è la necessità critica per tutti gli investitori di diversificare le fonti di rischio nei loro portafogli, soprattutto in questa fase del ciclo economico. Infine c’è la possibilità di accesso a fonti di rendimento ancora scarsamente utilizzate, quali i premi per illiquidità, competenze specifiche e complessità. “Crediamo che ci sia una sempre maggiore possibilità da parte degli investitori a considerare il credito illiquido come quota significativa all’interno dei propri portafogli, sia che siano a basso rischio che alla ricerca di rendimento. Crediamo sia un’eccellente opportunità per investitori in grado di sostenere la maggiore illiquidità di tali classi di investimento e desiderosi di migliorare l’efficienza complessiva del proprio portafoglio”, aggiunge la Pasquoni.

L’indagine inoltre ricorda agli investitori di non dimenticare i rischi dovuti alla fase di maturità del ciclo del credito ed alle valutazioni molto compresse, soprattutto in quei mercati influenzati dal quantitative easing e dagli investitori alla ricerca di rendimenti. Inoltre sottolinea come gli investimenti in credito illiquido rappresentano una sfida ad elevata complessità, necessitano di una governance complessa e solo attraverso disciplina, capacità di selezione e competenze adeguate si possono sfruttare i benefici connessi a tale classe di investimento. “Se si ha a disposizione una buona governance interna, crediamo che l’implementazione debba essere focalizzata, specialistica, dinamica e costruita considerando l’intero portafoglio. Gli investimenti in credito illiquido dovrebbero essere realizzati e mantenuti attraverso investimenti in una serie di strutture chiuse selezionate in base alle prospettive di rischio-rendimento. Tale valutazione, ottenuta utilizzando sia approcci top-down che bottom-up, rappresenta una determinante importante per stabilire quei settori in cui il credito illiquido può risultare più attrattivo”, conclude l’esperta. 

Towers Watson classifica il credito illiquido (o debito privato), all’interno della più ampia categoria del credito alternativo. In tale categoria rientrano tutte quelle classi di attività non tradizionali in cui vi è limitata possibilità di smobilizzo dell’investimento prima della scadenza ed include inoltre direct lending, distressed debt e specialty finance.