Ha senso investire oggi in obbligazioni brasiliane?

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foto: autor Digo_Souza, Flickr, creative commons

Nella metà del 2011 occorrevano 0,65 dollari per comprare un real (la moneta brasiliana); in questi ultimi giorni ne bastano circa 0,3, meno della metà. E che dire dei tassi di interesse? Il tasso di riferimento della banca centrale è stato portato al 12,75%, oltre il picco del precedente ciclo di rialzo, con un aumento complessivo di oltre cinque punti percentuali in due anni. Per avere un comodo metro di paragone, Marco Sozzi, gestore obbligazionario di AcomeA SGR, ha preso in conto anche alcuni dati di natura fondamentale, confrontandoli con quelli italiani. Il PIL è di 2.253 miliardi di dollari (2.071 per l’Italia) ed il tasso di crescita reale nel corso del 2014 è stato pari allo 0,18% (-0,4% per l’Italia). Il tasso di disoccupazione è del 5,3%, contro il 13% di quello italiano. Il tasso di inflazione brasiliano è del 6,33, contro il nostro 0,21%. Il debito pubblico è pari al 56,8% del PIL per il Brasile ed al 132% per l’Italia, mentre il saldo del bilancio pubblico (2014) rispetto al PIL è pari rispettivamente a +1,6% e -3%. Per quanto riguarda i conti con l’estero, il current account brasiliano rispetto al PIL è negativo ed ha raggiunto il 4,2%, mentre quello italiano è positivo dell’1%.

"Parrebbe una situazione non particolarmente stressata. Eppure il paese è in difficoltà" afferma Sozzi. "La realtà di stagflazione (situazione di inflazione in mancanza di crescita reale) del paese brasiliano pone un forte dilemma di politica fiscale e monetaria. La banca centrale, in particolare, adotta un sistema di inflation targeting e, come indicato nell’ultimo verbale del comitato di politica monetaria, mantiene elevati i tassi di interesse per evitare che il riaggiustamento dei prezzi provochi una spirale inflazionistica che danneggerebbe sia il potere di acquisto interno sia il tasso di cambio: la politica monetaria tradizionale che fa leva sui tassi di interesse non è quindi in questo momento uno strumento disponibile per stimolare l’economia".

"D’altro canto, molto deve essere fatto sul lato del consolidamento fiscale e delle riforme strutturali da parte del governo e sul recupero dell’efficienza da parte delle imprese, mentre gli incrementi salariali hanno superato quelli di produttività", sottolinea il gestore. La nomina del nuovo ministro delle Finanze, Joaquim Levy, potrebbe dare nuovo impulso al governo di Dilma Rousseff, la quale però si trova in difficoltà a causa dell’inchiesta che ha coinvolto la compagnia petrolifera Petrobras (di cui è stata presidente dal 2003 al 2010), che avrebbe chiesto tangenti ai fornitori per finanziare i partiti politici. Lo scandalo sta creando anche una forte crisi di sfiducia sul paese che porta a una diminuzione di investimenti ed alla fuoriuscita di capitali dal paese. Il recente peggioramento dei conti pubblici crea anche timori per un possibile downgrade del rating, tuttavia il Brasile è una media BBB ed ha del margine per fronteggiare eventuali tagli del merito di credito prima di uscire dal comparto investment grade.

Sozzi fa notare che "Il paese soffre inoltre per il calo dei prezzi delle materie prime di cui è grande esportatore, tuttavia per quanto riguarda la bilancia commerciale è stato più marcato il calo delle importazioni (a causa della svalutazione del real) rispetto a quello delle esportazioni. A tutto questo si aggiungono i timori determinati dall’incertezza sulle mosse della FED che sembra intenzionata a riportare i tassi di interesse su livelli neutrali: molti investitori temono che il rialzo dei tassi possa trasferirsi in modo più che proporzionale sulle obbligazioni dei Paesi Emergenti".

Cosa incorporano dunque i rendimenti dei titoli in reais? Secondo Sozzi " i tassi reali del 5% danno prova del fatto che la banca centrale sia determinata nel riportare l’inflazione sotto controllo; d’altro canto il CDS a cinque anni pari a due volte e mezzo quello italiano ci fa stimare che il riprezzamento del rischio Brasile, benché possa ancora aumentare, sia giunto ad un buon punto: riteniamo quindi che valga la pena avere un buon posizionamento sulle obbligazioni di questo paese in vista delle potenzialità di recupero che in questo momento non sono per niente scontate dai mercati", conclude.