Grecia: con o senza accordo, Europa al sicuro

Azad_Zangana
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Le probabilità di un’uscita della Grecia dall’Eurozona sono aumentate e probabilmente si aggirano attorno al 40%. Ci si chiede dunque quali potrebbero essere le eventuali conseguenze negative per i mercati periferici. A nostro avviso, non c’è il rischio di un serio contagio, data la riduzione dell’esposizione finanziaria alla Grecia rispetto a soltanto 2-3 anni fa, mentre quella greca è di per sé un’economia dalla dimensioni ridotte.

Il rischio maggiore potrebbe essere la perdita di fiducia da parte degli investitori, che potrebbe ancora una volta far aumentare i costi del credito per gli Stati periferici, causando loro delle difficoltà. Secondo il nostro punto di vista, il rischio che ciò accada è stato ridotto con l’avvio del quantitative easing da parte della Banca Centrale Europea (BCE). Guardando alla reazione del mercato obbligazionario nel 2015 fino ad oggi, sembra essere meno ovvio aspettarsi un eventuale contagio, rispetto al 2010 e al 2011, quando i rendimenti obbligazionari dei Paesi periferici si impennarono in seguito alle cattive notizie provenienti dalla Grecia.

La nostra visione di base è che la Grecia rimarrà nell’Eurozona, anche se dovesse affrontare un cambio di governo o un’eventuale resa alle richieste della Troika. Curiosamente, dopo gli ultimi negoziati a Riga, il primo ministro ellenico Alexis Tsipras ha deciso di togliere l’incarico di mediatore con i creditori al Ministro delle finanze Yanis Varoufakis, nominando al suo posto il nuovo Ministro delle relazioni finanziare Euclid Tsakalotos; questo è un segnale che Tsipras è pronto a un cambio politico.

Il premier greco ha fatto anche intuire che ci potrebbe essere un qualche tipo di referendum per decidere la direzione politica. Ciò potrebbe consegnare a Tsipras il mandato necessario a raggiungere un accordo con i creditori. Secondo un sondaggio condotto in Grecia dal giornale To Vima, per il 72,9% degli intervistati la Grecia dovrebbe rimanere nell’Unione monetaria, mentre solo il 20,3% vorrebbe che Atene l’abbandonasse. Inoltre, il 71,9% vorrebbe che la Grecia raggiungesse un accordo con i creditori – suggerendo che un compromesso non avrebbe necessariamente delle conseguenze politiche negative per Syriza, che resta comunque ancora avanti nei sondaggi, sostenuto dal 36,9% degli intervistati, contro il 21,7% in favore del partito di centro destra Nuova Democrazia.

Il prossimo incontro tra i ministri delle finanze dell’Eurogruppo si terrà l’11 maggio e potrebbe essere l’ultima opportunità per la Grecia di negoziare con successo un nuovo salvataggio. Atene deve rimborsare al Fondo Monetario Internazionale (FMI) 700 milioni di euro il 12 maggio. Inoltre, il Paese ellenico deve anche ripagare una tranche di 1,6 miliardi di euro a giugno, impegno che difficilmente potrà essere rispettato senza un nuovo salvataggio.

Ci aspettiamo di vedere un aumento della tensione nel prossimo mese o due, con Atene che deve decidere se ritornare a implementare riforme reali o affrontare l’abisso. Perciò, bisognerebbe aspettarsi un’ulteriore volatilità dei mercati europei azionari e obbligazionari. Tuttavia, ci attendiamo che alla fine si raggiungerà un accordo e, se ciò non dovesse accadere, riteniamo che il contagio sarebbe limitato per gli altri mercati periferici.