La crisi profonda dei fondi immobiliari retail

Ventisei. Basterebbe questo numero per indicare come i fondi immobiliari retail stiano vivendo da tempo una crisi dalla quale appare difficile uscire. Dal dicembre 2014 al giugno 2016 i fondi immobiliari retail sono aumentati di una sola unità, secondo l’ultimo report di Assogestioni, che fa un quadro complessivo sul settore in Italia nel primo semestre 2016. Dei 45,7 miliardi di euro in valori dell’attività, una quota di ben l’89,7% è detenuto dai fondi immobiliari riservati, mentre quelli destinati al pubblico retail possiede solo il 10,3%. I fondi riservati d’altronde, secondo i dati di Assogestioni, sono 262 per un totale di 22 società di gestione. Spiazzano poi i dati di raccolta lorda complessiva (che non includono però i dati di Idea Fimit SGR): se nel secondo semestre 2014 il settore aveva messo su 3,6 miliardi di euro, in questo primo semestre del 2016 la cifra si è più che dimezzata, passando a 1,6 miliardi.

Insomma i fondi immobiliari destinati al pubblico si sono rivelati nella maggior parte dei casi uno strumento che non ha rispettato le attese di rendimento prospettate in fase di lancio. Anche se l’investimento immobiliare, sia diretto che indiritto, potrebbe per diritto entrare nella composizione di un portafoglio, i fondi destinati al mattono fanno fatica a decollare. Probabilmente i motivi sono molteplici, a partire dalla durata (lunga) dell’investimento e dalla poca liquidità di questa tipologia di fondi. 

Un problema, quest’ultimo, storico visto visto che vendere comporta molti mesi di attesa. Ma forse, oltre che ai problemi di carattere normativo, c’è anche una mancata comprensione del prodotto da parte dei piccoli investitori.

Dati sui fondi immobiliari retail del I semestre 2016

Fonte: Assogestioni.