Fixed income, dove va il mercato

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La convergenza di BTP e Bonos, insieme a tutte le emissioni domestiche corporate e finanziarie italiane e spagnole, verso i rendimenti sempre più bassi dell’Europa core ha rappresentato probabilmente l’ultimo colpo di coda del trend positivo per le obbligazioni iniziato nella prima metà anni ‘80, almeno per quanto riguarda i principali mercati finanziari dei paesi sviluppati. Resta qualche piccola riserva di rendimento tra i paesi emergenti, con i rischi molto evidenti testimoniati dei movimenti degli ultimi mesi. Parla Jacopo Ceccatelli, ad di Marzotto SIM.

Alcuni emittenti high yield però promettono cedole elevate.
Certo qualche emittente high yield (o junk) promette cedole elevate ma anche rischi altrettanto elevati. In ogni caso, queste nicchie del mercato non sono né sufficienti, né spesso opportune per accogliere le centinaia di miliardi di euro che gli investitori privati e istituzionali europei hanno storicamente investito nel reddito fisso con rendimenti almeno tra il 3% e il 4%. 

Il classico atteggiamento passivo del classico giardinetto di buoni titoli obbligazionari è oggi praticamente inattuabile. Le condizioni del mercato obbligazionario stanno quindi costringendo gli investitori verso altre direzioni?
Una prima risposta è e sarà il settore azionario, che certamente ha già visto un ritorno d’interesse notevole in tutti i mercati dei paesi sviluppati. In termini relativi però, difficilmente lo spostamento verso le azioni potrà riguardare molto più del 5%-10% dei portafogli (sarebbe già moltissimo). Una seconda reazione alla compressione dei rendimenti sarà un altro abbassamento delle aspettative di rendimento. Questo processo graduale è già in atto da diversi anni ma con tutta probabilità si accentuerà ulteriormente.

E poi?
Un’ultima conseguenza potrebbe essere il ritorno verso strumenti o metodologie di investimento più sofisticate, in grado di ambire a rendimenti interessanti anche in condizioni difficili e in uno scenario di tassi molto bassi o crescenti. 

Molto dipenderà dunque dalle capacità dei gestori…
A livello aggregato però il gioco sarà fondamentalmente a somma zero. Ci saranno quindi enormi differenze tra diversi strumenti e gestori, in un contesto in cui le capacità di gestione e di scelta degli investitori saranno determinanti. In ogni caso si prospettano anni non facili per chi ha puntato su rendimenti e flussi cedolari stabili. 

Vedete quindi un cambiamento di comportamento e uno spostamento progressivo degli investitori europei verso diverse tipologie o metodologie di investimento?
Assolutamente sì. Lo riteniamo praticamente inevitabile. I mercati europei, e quello italiano in particolare, non sembrano ancora del tutto preparati a questi cambiamenti; non saremmo quindi sorpresi se nei prossimi 12-24 mesi si innescasse un significativo mutamento sia nel comportamento degli investitori sia, come diretta conseguenza, nell’offerta di prodotti e servizi relativi alla componente a rischio medio basso dei portafogli investimento.

Quali sono i numeri della SIM di gruppo?
La SIM ha un patrimonio netto di 9,4 milioni, 21 miliardi di masse intermediate nell’ambito dell’attività di negoziazione in conto proprio e, oltre alle sedi di Milano e Roma, sta per aprire a Londra.